La malattia da graffio del gatto, “Cat Scratch Disease”

È una zoonosi causata dal batterio Bartonella henselae e clarridgeiae. Nella maggior parte dei casi è asintomatica, benigna e autolimitante.
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È una zoonosi, ossia una malattia che riguarda sia l’animale che l’uomo. A causarla è un batterio, la Bartonella henselae e clarridgeiae, e nella maggior parte dei casi è benigna e autolimitante, fatta eccezione per i soggetti immunocompromessi per i quali necessita di essere trattata adeguatamente con specifica terapia antibiotica.

La malattia nel gatto

Nel gatto l’infezione è praticamente asintomatica ed è la pulce a giocare un ruolo centrale nella diffusione dell’infezione tra i felini. Recentemente è stato dimostrato che anche la zecca è in grado di trasmetterla attraverso il pasto di sangue (e così anche all’uomo), ma essa non ha un ruolo centrale come quello della pulce.
Nell’uomo la trasmissione avviene attraverso il graffio o il morso poiché il batterio si trova sugli artigli o nel cavo orale del gatto: i primi vengono contaminati tramite il contatto con feci di pulci infette presenti sulla cute; la bocca si contamina mediante il leccamento della cute o degli artigli oppure attraverso sanguinamenti conseguenti a patologie gengivali e/o dentali.
I gatti randagi sono più a rischio di contrarre l’infezione rispetto ai gatti di proprietà. Gli animali infetti vanno trattati con antiparassitario e antibiotico per eliminare il batterio dal sangue. Se non trattato, il batterio può rimanere in circolo anche per anni e invadere diversi tipi di cellule tra cui le cellule progenitrici del midollo osseo contribuendo alla continua infezione del sangue. L’infezione è solitamente asintomatica, ma può manifestarsi anche con un transitorio rialzo febbrile e dare linfoadenite (infezione dei linfonodi). Per la diagnosi il test sierologico è abbinato all’emocoltura che costituisce il gold-standard.

L’infezione nell’uomo

Nell’uomo si conoscono due forme: quella tipica, che è la più comune, e una atipica.

  • La forma tipica predilige soggetti giovani che magari sono più portati a giocare col gatto e sono quindi più esposti ai graffi. È caratterizzata da una linfoadenopatia (ingrossamento dei linfonodi) superficiale localizzata in sede ascellare o nella regione che drena la lesione cutanea provocata dal graffio del gatto. Questa regredisce spontaneamente entro 2-6 mesi. Il periodo di incubazione è variabile e va dai 3 ai 21 giorni e l’infezione si manifesta con febbricola, rash fugace, eritemato-papuloso o eritemato-nodoso, astenia, anoressia, malessere, cefalea, faringodinia, artralgie. La diagnosi quasi certa si ottiene mediante test sierologico con immunofluorescenza indiretta (IFA). Non è indispensabile la terapia antibiotica, ma si può ricorrere a una antinfiammatoria e antidolorifica.
  • La forma atipica è la forma più grave e costituisce il 5-14% di tutte le malattie da graffio del gatto. In particolare assume particolare gravità nei pazienti immunocompromessi (pazienti HIV-positivi, pazienti sottoposti a trapianto di organo solido o a terapie anti-neoplastiche, ecc.) coinvolgendo i parenchimi ((fegato, milza, linfonodi del mediastino, ecc). La malattia può manifestarsi interessando singoli apparati come: SNC (encefalite, paralisi del faciale), polmone (polmonite atipica), cuore (endocardite), osso (lesioni osteolitiche), occhio (sindrome oculoghiandolare di Parinaud), cute (eritema nodoso o marginato); oppure con sindrome similmononucleosica o ancora solo con febbre persistente di natura da determinare. In tal caso è necessario un trattamento antibiotico (associazione rifampicina e doxiciclina; eritromicina) e antinfiammatorio.

Di Carmine Marano, Medico Veterinario in Roma
Specializzato in malattie infettive, profilassi e polizia veterinaria

È possibile fissare una visita con il dott. Marano chiamando lo 068182106.

Foto di copertina @Marinka Buronka/Shutterstock