Senz’altro molti proprietari ritengono di conoscere il proprio gatto alla perfezione, di aver imparato a decifrare ogni suo sguardo o miagolio e di potersi definire dei veri esperti in materia. Ebbene, purtroppo la letteratura scientifica rivela tutt’altro: i nostri animali domestici sono quotidianamente esposti a numerosi fattori stressanti, come una selezione artificiale spinta o un numero elevato di ore lavorative che i pet owner trascorrono lontano da casa. Tutti questi elementi possono generare ansia e paura nei pet, stati emotivi che spesso non vengono riconosciuti dai proprietari. Il risultato? Cani e gatti sviluppano disordini comportamentali che possono avere effetti gravi e compromettere la relazione uomo-animale. In questo articolo proverò a spiegarvi a quali segnali del vostro gatto dovete prestare attenzione per accertarvi che sia felice e in salute.
I gatti sono animali vivaci e intelligenti, che necessitano di stimoli continui e tendono ad annoiarsi con facilità: quante volte avete comprato giochi costosi e all’avanguardia per il vostro amico felino, per poi constatare che nel giro di due giorni aveva completamente perso interesse per quel prezioso regalo? A volte, però, può capitare di osservare delle anomalie nel gatto, che, ad esempio, inizia a giocare di meno, a trascorrere più tempo a riposo. Cari proprietari, l’inattività può essere un importantissimo campanello di allarme indicativo di malessere fisico (magari prova dolore o si è ammalato) oppure emotivo; nel secondo caso, spesso la causa è da ricercare nell’ambiente domestico, che può risultare inadeguato o in cui possono trovarsi animali o persone che generano paura e ansia nel vostro pet. Attenzione! L’iperattività è anch’essa un segnale di allarme: è spesso associata a ipertiroidismo o ad altre malattie metaboliche.
Anche l’appetito è un indicatore di benessere da non sottovalutare. Spesso capita di ascoltare storie di gatti “mangioni” o “buongustai”, che potrebbero trascorrere ore a mangiare; di nuovo devo richiamare la vostra attenzione e, soprattutto, il vostro buonsenso. La polifagia, ovvero la spropositata e patologica ingestione di cibo, può essere un sintomo di ipertiroidismo o diabete mellito; il caso contrario, ovvero l’inappetenza, spesso è correlato a malattia renale cronica (CKD) o malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI). Ma non finisce qui: un ridotto consumo di cibo può essere anche dovuto a problemi all’apparato locomotore che impediscono al gatto di raggiungere la ciotola oppure potrebbero essere in atto conflitti con altri animali conviventi. Anche il consumo di acqua va accuratamente valutato: la polidipsia, infatti, è spesso sintomo di diabete mellito, diabete insipido o CKD.
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Sappiamo che dormire è importante per il nostro cervello e, nei periodi particolarmente stressanti, soffriamo quando non riusciamo a riposare a sufficienza. Non dobbiamo cadere nell’errore di pensare che solo per l’uomo il sonno sia importante: oltre a essere indispensabile anche per i nostri amici a quattro zampe, esso può rappresentare un importante indicatore di benessere. Se per esempio notate che il gatto è più inquieto e trascorre molto tempo a dormire, potrebbe essere affetto da una patologia oppure provare dolore; viceversa, se il vostro compagno felino riduce le ore di sonno e, anzi, inizia a manifestare il così detto “feigning sleep” (finto sonno), situazione in cui il gatto finge di addormentarsi pur restando vigile e attento, potreste avere a che fare con un soggetto fortemente stressato.
Veniamo ora a un punto critico: il grooming, ovvero la pulizia autonoma del mantello. Per il gatto è un’operazione fondamentale, che, purtroppo, nei soggetti obesi non può essere eseguita adeguatamente: prestate attenzione al peso del vostro animale, un gatto grasso non è un gatto in salute; certo, possono esserci anche altre ragioni per cui il grooming può diminuire, come per esempio la malattia degenerativa articolare o l’osteoartrite, ma comunque sono situazioni che devono destare la vostra preoccupazione. Nel caso in cui, invece, vi rendiate conto che il leccamento sia maggiore, soprattutto se in una specifica area del corpo, il vostro amico probabilmente ha una malattia cutanea, prova dolore in quel punto oppure è semplicemente stressato. Sta a voi, aiutati da un veterinario comportamentalista, comprendere quale sia la causa del malessere psicologico, prima che si presenti alopecia o che la situazione possa aggravarsi (in letteratura sono riportati anche casi di autolesionismo associati a stress e a stati psicologici negativi).
Il gatto domestico, a differenza del suo antenato selvatico, che caccia in completo silenzio, si esibisce in un lungo quanto variegato concerto di vocalizzazioni e suoni più o meno piacevoli, che vengono messi in scena per richiedere cibo o attenzioni. Si tratta di una strategia comunicativa efficace che può aiutarvi anche a valutare la salute del vostro gatto: se per esempio assistete a una riduzione della frequenza delle vocalizzazioni, può darsi che il vostro compagno felino sia stressato, mentre un suo aumento può essere correlato a ipertiroidismo, ipertensione, stress, ridotta funzionalità visiva o uditiva (comune nei pazienti geriatrici) o a disfunzioni cognitive.
Anche le deiezioni non vanno tralasciate se si vuole avere la certezza che il proprio gatto sia in salute; è importante considerarne non solo la consistenza e la frequenza, ma anche il punto della casa in cui vengono prodotte, e non mi riferisco solo alle feci. Il gatto è una specie predisposta allo sviluppo di patologie renali o del tratto urinario che possono essere associate ad alterazioni della concentrazione, della localizzazione o della frequenza delle urine. Qualche esempio? La cistolitiasi, le infezioni del tratto urinario e la cistite idiopatica felina. Attenzione: non bisogna escludere che la riduzione della frequenza delle deiezioni o una loro diversa localizzazione in ambiente domestico possa essere dovuta a malattie dell’apparato locomotore (ad esempio DJD), a debolezza, a conflitti tra gatti conviventi o presenti nell’area limitrofa all’abitazione, oppure a caratteristiche non apprezzate della lettiera da parte dell’animale o, ancora, a una scarsa igiene della lettiera stessa.
<!– wp:image {"align":"center","id":75033,"sizeSlug":"large","linkDestination":"noneL’aggressività o la tendenza a evitare il contatto con il proprietario (o con altri animali presenti in casa) sono tra le più comuni motivazioni che possono spingere ad abbandonare o cedere la proprietà di un gatto. Ma perché si sviluppano queste situazioni? Conflitti sociali, dolore, malattie o cambiamenti nell’ambiente fisico o sociale in cui il soggetto è inserito sono tutti elementi che possono mettere in difficoltà i nostri animali, che spesso non riescono a comprendere quale sia il modo migliore di rispondere a tali stimoli. L’incapacità dei proprietari di riconoscere questi segnali di allarme, di mantenersi vigili e monitorare con premura il proprio pet è causa di sviluppo di disturbi comportamentali anche molto gravi. Come possiamo evitare che una situazione del genere si sviluppi? Rivolgendoci al veterinario, chiedendo consigli, informandoci e provando a comprendere quali sono le effettive esigenze dei nostri animali. Loro comunicano con noi ogni giorno, in mille modi diversi: sta a noi capire il messaggio, rispettarli e aiutarli, se necessario. Solo così la convivenza potrà dirsi felice e soddisfacente per entrambe le parti.