Conoscere il proprio nemico: se avete letto altri miei articoli, certamente questa frase vi risulterà familiare. Se invece siete dei nuovi lettori, allora desidero spiegarvi perché, ancora una volta, intendo iniziare la trattazione di un argomento così importante da questo semplice e forse banale concetto. La medicina, purtroppo, non è una scienza esatta: procediamo per tentativi ed errori, per analisi, esami, congetture e diagnosi che non sempre si rivelano corrette. Che cosa può fare la differenza nella lotta contro le malattie dell’uomo e degli animali? La mia risposta sarà sempre la stessa: la conoscenza. In primo luogo, perché solo conoscendo i meccanismi alla base della comparsa e dello sviluppo di una patologia è possibile trovare una cura o un trattamento efficace; in secondo luogo, perché la prevenzione gioca un ruolo fondamentale e siamo noi, esseri umani e proprietari di animali, a doverla mettere in pratica nella vita di tutti i giorni. Senza poi tralasciare il fatto che una persona correttamente informata non cadrà mai preda della disinformazione o delle truffe della medicina, di cui sempre più spesso si sente parlare in televisione o sui giornali. Insomma, sapere è potere, miei cari lettori e, ancora una volta, sono qui per aiutarvi ad acquisire questo potere, un articolo alla volta.
Il tumore è una malattia del genoma, ovvero del DNA contenuto nelle cellule del nostro organismo; qualsiasi cellula può mutare e le cause sono delle mutazioni che alterano la normale sequenza dei geni che regolano la replicazione cellulare; sono quattro le categorie di geni che, se colpite da mutazione, possono indurre lo sviluppo di una neoplasia: i protooncogeni, responsabili della produzione delle proteine che innescano la replicazione cellulare, gli antioncogeni che codificano per proteine che arrestano la replicazione delle cellule, i geni che sono responsabili dei meccanismi di riparazione del DNA (eh sì, avete capito bene, il DNA può essere riparato, se va incontro a mutazioni!) e i geni coinvolti della regolazione dell’apoptosi, una sorta di suicidio che la cellula mette in atto quando il suo metabolismo o DNA ha subito danni che ne compromettono la funzionalità. Ma, come potete intendere, non è sufficiente che solo un tipo di questi geni sia colpito da mutazione, perché in tal caso potrebbero intervenire tutti gli altri, arrestando la replicazione o correggendo la mutazione o persino inducendo la cellula a morire. Che cosa possiamo dedurre da tutto ciò? Semplice, che la carcinogenesi, ovvero lo sviluppo di un cancro, sia un processo multifattoriale.
Ipotizziamo che siano avvenute tutte le mutazioni necessarie e che quindi l’organismo non sia riuscito a impedire l’instaurarsi del tumore: che cosa accade? La questione è molto semplice e intuitiva: la cellula continua a riprodursi in maniera afinalistica (cioè senza una precisa motivazione), autonoma (cresce a discapito dei tessuti vicini, che quindi possono essere danneggiati o invasi dal tumore) e progressiva (l’accrescimento è continuo e limitato esclusivamente alla sopravvivenza dell’organismo colpito). Desidero ricordarvi che qualsiasi cellula del corpo può diventare una cellula tumorale e ogni tumore è diverso dagli altri: per questo non sempre si riesce a sconfiggerlo e una cura può essere efficace per un soggetto ma non per un altro.
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Il termine tumore, così come neoplasia, è di per sé neutro: un tumore può essere sia benigno sia maligno; viceversa, il termine cancro viene utilizzato solo per indicare le neoplasie maligne. La differenza tra tumore maligno e benigno risiede in numerosi aspetti: prima di tutto, un tumore benigno ha tendenzialmente un accrescimento espansivo, mentre il cancro ha crescita invasiva e tende quindi a danneggiare i tessuti circostanti attivamente (a volte produce sostanze litiche che alterano la struttura tissutale); in secondo luogo, il cancro può metastatizzare, cioè ha la capacità di migrare all’interno dell’organismo e di dare origine a masse secondarie che vanno a localizzarsi in posizioni anche molto distanti da quella primaria. Vi sono poi tutta una serie di altri elementi che possiamo considerare per distinguere le due tipologie di neoplasia: per esempio, i tumori benigni sono spesso incapsulati, mentre i maligni no, oppure i benigni raramente presentano ulcerazioni, mentre nel cancro si osservano di frequente.
Anche a livello cellulare la differenza tra i due è lampante: le cellule di un tumore benigno sono ben differenziate e mantengono l’architettura e la morfologia del tessuto di origine, a differenza delle cellule di una neoplasia maligna. Che cosa significa? Quando una cellula muta e si trasforma in cellula tumorale, è come se regredisse a uno stato precedente; mi spiego meglio: le cellule che costituiscono i nostri tessuti derivano tutte da cellule staminali totipotenti, ovvero cellule che avevano tutto il DNA ancora attivo e che quindi potevano diventare ciò che serviva all’organismo (cellula epiteliale, muscolare, neuronale… e così via). Attraverso un meccanismo tanto complesso quanto affascinante le cellule staminali embrionali riescono a capire, in base alla loro posizione nell’embrione, che tipo di tessuto devono diventare; fatto ciò, “spengono” le porzioni di DNA che non servono a svolgere la funzione richiesta dall’organismo.
<!– wp:image {"align":"center","id":75050,"sizeSlug":"large","linkDestination":"nonePer esempio, immaginiamo una cellula neuronale: il suo compito è elaborare e trasmettere informazioni. Nel suo genoma, però, si trovano anche le informazioni necessarie a diventare una cellula muscolare, informazioni che potrebbero confonderla nello svolgimento del suo ruolo di neurone. Quindi, si dice che la cellula silenzia i geni che non la riguardano, così che rimanga attiva solo la parte di DNA che le serve per fare il neurone. Ogni cellula di ogni tessuto compie questa operazione e quindi si differenzia, ovvero matura, assumendo la forma e caratteristiche biochimiche che le occorrono per adempiere al proprio compito. Le cellule tumorali, invece, percorrono la strada al contrario: da cellule ben differenziate e mature, tornano a essere immature, di aspetto simile a quelle staminali, e iniziano a riprodursi senza ragione. Mentre quelle benigne tutto sommato qualche carattere originario del tessuto lo preservano, quelle maligne diventano assolutamente irriconoscibili: perdono completamente la propria forma e architettura.
Gli effetti nocivi del tumore sono di duplice natura:
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