Le malattie infettive sono un problema molto serio per i nostri amici a quattro zampe: non bisogna mai abbassare la guardia ed è importante mantenersi in allerta, seguendo le indicazioni del veterinario, applicando opportune norme igieniche e, soprattutto, rispettando la profilassi vaccinale. In linea di massima, agendo in tal guisa, i nostri animali corrono ben pochi rischi… ma il pericolo è sempre dietro l’angolo. Non dobbiamo infatti scordare che i patogeni si evolvono insieme con noi e hanno imparato, nel corso degli anni, a resistere ad alcune terapie, riuscendo a sopravvivere dove meno ce lo aspettiamo. È per questa ragione che è sempre più importante informarsi e conoscere il proprio nemico: sapere è potere!
L’Herpesvirus canis è un patogeno molto insidioso, perché nell’adulto non causa problemi apparenti, mentre risulta letale per i cuccioli; il nome Herpesvirus non deve far pensare ai virus erpetici che colpiscono l’uomo: questo agente virale è specifico del cane e colpisce soprattutto gli organi interni. Generalmente, a differenza di quanto accade per il Parvovirus, i neonati si infettano al momento della nascita, quando attraversano il canale del parto, nonostante sia stato dimostrato che può trasmettersi anche per via transplacentare. L’Herpesvirus canis è un virus pantropo, cioè in grado di infettare qualsiasi tipo di tessuto dell’organismo, ma ha una predilezione per gli epiteli, ovvero per tutti quei tessuti che fungono da rivestimento, e per le piastrine; questi due tipi cellulari rappresentano i principali bersagli del patogeno e, di conseguenza, quella che si sviluppa è una malattia sistemica che interessa soprattutto i polmoni, il fegato e il rene.
Il decorso è quasi sempre iperacuto-acuto e i cuccioli muoiono all’età di circa 8-11 giorni tra atroci sofferenze, tanto è vero che spesso li si sente piangere poco prima del decesso. Nel corpo dell’animale compaiono piccoli focolai necrotici (ovvero piccolissime aree in cui le cellule vanno incontro a morte, a causa delle alterazioni nucleari provocate dal virus) a livello di polmone, fegato e reni; inoltre, si riscontano emorragie ampie e disseminate nei reni.
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Il virus che nel cane provoca la parvovirosi è pressoché identico a quello che nel gatto causa la panleucopenia infettiva, ma, essendoci una piccola differenza nella sequenza dell’acido nucleico virale, cane e gatto non possono infettarsi reciprocamente. Il Parvovirus colpisce tendenzialmente cuccioli di circa due mesi; si tratta di un dato assai indicativo: infatti, è proprio a quest’età che gli anticorpi materni trasmessi con l’allattamento iniziano a calare in seguito alla somministrazione della prima vaccinazione! Che cosa significa? Semplice, che fino a quando l’animale non ha effettuato il richiamo (ovvero la seconda vaccinazione), il cucciolo è scoperto! Quindi, cari proprietari, sappiate che, se il vostro piccolo amico ha fatto il primo vaccino, dovete comunque prestare attenzione quando lo portate a spasso e lo fate interagire con altri cani: rivolgetevi sempre al vostro veterinario e seguite le sue indicazioni, perché stiamo parlando di malattie mortali!
I cuccioli, purtroppo, non sono gli unici bersagli di questo killer spietato: la parvovirosi si presenta anche in soggetti anziani che non vengono più vaccinati (ricordate che la vaccinazione è importante, fino alla fine!) oppure negli immunodepressi. Il virus, purtroppo, è in grado di sopravvivere in ambiente, una volta eliminato con le deiezioni e la trasmissione avviene per via oro-nasale. Il decorso della malattia può essere iperacuto-acuto oppure subacuto: generalmente nel giro di tre giorni la parvovirosi fa il suo corso e l’esito è quasi sempre fatale. Ma quali cellule sono colpite da questo virus? Stavolta le sfortunate sono le cellule in attiva replicazione, in particolare ci riferiamo al tessuto linfoide e mieloide (anche nel cane si osserva panleucopenia, ovvero carenza di tutti i tipi di cellule immunitarie) e all’intestino, ragion per cui i cani colpiti da parvovirosi soffrono di diarrea e vomito. Quello che si può osservare in sede di autopsia sono necrosi ed emorragie localizzate nelle suddette aree del corpo, ma non finisce qui: il Parvovirus predispone all’attacco anche di altri patogeni, per cui non è raro, soprattutto in inverno, riscontrare anche polmonite nei soggetti affetti dalla malattia.