Dopo cani e gatti, l’animale più addomesticato è il cavallo. La stessa disciplina veterinaria è nata per dare supporto a questi animali che sono stati per molti secoli primario mezzo di trasporto e da lavoro. L’etimologia del termine stesso è incerta, deriva da veterina che significa per l’appunto bestie da soma.
Anche questi fantastici animali hanno i sensi ben diversi dai nostri e, visto che si tratta di un animale che cavalchiamo, è importante conoscerli bene. In questo articolo approfondiamo la conoscenza dei sensi del cavallo, evidenziandone le caratteristiche e le differenze con quelli dell’uomo.
Cominciando dall’udito, il cavallo è nettamente in vantaggio perché lo ha molto più acuto del nostro. Non c’è da sorprendersi, vedendo le dimensioni delle orecchie, ma i cavalli lo utilizzano per tre funzioni principali: rilevare i suoni, determinare la posizione di un determinato rumore e fornire informazioni sensoriali che gli consentano di riconoscere l’identità di questi segnali acustici. I cavalli possono sentire frequenze di suoni nella gamma dai 14 Hz a 25 kHz (l’orecchio umano oscilla dai 20 Hz a 20 kHz). Le loro orecchie possono muoversi di ben 180° utilizzando dieci muscoli diversi (rispetto ai tre muscoli dell’orecchio umano) e sono in grado di individuare facilmente la provenienza del suono.
Come per cani e gatti, anche i cavalli comunicano con le orecchie, permettendoci di comprendere gli stati d’animo di un animale che, è giusto rimarcare, può essere pericoloso.
Alcuni esempi sono le orecchie tirate indietro, che possono esprimere paura e disagio, quando invece sono rilassate e aperte lasciano intendere un cavallo perfettamente tranquillo e pronto al lavoro.
È molto importante capire come funzionano gli occhi dei cavalli. Questi animali hanno una prevalentemente una visione monoculare, il che significa che percepiscono immagini diverse da ciascun occhio. La visione binoculare (vedere lo stesso da entrambi gli occhi) viene utilizzata su base limitata e principalmente quando il cavallo guarda dritto davanti a sé. Inoltre, ci sono due punti ciechi, direttamente davanti e dietro la fronte, che costringono il cavallo a ruotare la testa per aumentare il proprio campo visivo. Per permettere all’animale di vederci meglio, è buona regola avvicinarlo sempre lateralmente e non frontalmente.
La visione di un cavallo è il suo principale rilevatore di pericolo. Anche se gli equini hanno una scarsa visione dei colori, possono differenziare le tonalità blu e rosse da quelle grigie ma hanno difficoltà a differenziare il giallo e il verde dal grigio. La loro acuta capacità di rilevare un movimento li rendono molto più reattivi nelle giornate ventose perché tutto ciò che si muove può essere percepito come un potenziale pericolo; in queste situazioni il cavallo può “scartare” e, talvolta, disarcionare un cavaliere impreparato.
L’olfatto dei cavalli è più acuto di quello degli umani ma meno sensibile di quello dei cani, che tengono attualmente il primato degli animali da affezione. I cavalli usano l’olfatto con persone, predatori, mangimi e per identificarsi tra simili. Quando ci avviciniamo, spesso uno dei primi movimenti del cavallo è portare il muso in avanti per annusarci e per capire se gli stiamo portando del cibo. In questo modo, il cavalle stabilisce un rapporto e potete provare a soffiargli leggermente nelle narici per rendere questo contatto ancora migliore.
Estremamente importante è il tatto: il cavallo è uno degli animali più sensibili al tocco, è quasi in grado di percepire una mosca appoggiata su ogni singolo pelo della sua criniera. È facile solleticarlo sfiorando i fianchi, creandogli un brivido che corre lungo il fianco.
Il senso del tatto è lo strumento principale di comunicazione tra uomo e cavallo e riguarda ogni tipologia di esercizio che facciamo con l’animale. I cavalli possono sentire qualsiasi movimento del cavaliere e sanno distinguere un leggero spostamento del peso o movimento delle redini. Chi cavalca sa bene che questo animale si conduce con movimenti talvolta impercettibili allo spettatore.
Le zone più sensibili sono la testa, la schiena e i fianchi. Attraverso l’addestramento, desensibilizziamo i cavalli in una certa misura, in modo che non reagiscano in maniera eccessiva al tatto ma facendo sì che si crei una collaborazione volontaria tra cavallo e cavaliere, che richiede un perfetto e solido connubio uomo-animale.
Foto di copertina @Valentine Shepitko/Shutterstock