Cominciamo dal principio e facciamo qualche precisazione: in realtà, il vero nome di questo parassita è dirofilaria, perciò la malattia andrebbe più propriamente chiamata dirofilariosi. Oggi conosciamo diversi parassiti appartenenti al genere Dirofilaria, ma le più comuni nel nostro territorio sono Dirofilaria immitis e Dirofilaria repens; ciascuna di queste due specie può rappresentare una minaccia anche grave per i nostri pet, nonostante diano luogo a due forme cliniche assai diverse. Scopriamole insieme!
Come possiamo parlare della malattia senza prima conoscere meglio l’agente che la causa? Sarebbe scortese iniziare questa piacevole trattazione senza prima introdurvi i protagonisti del nostro articolo con le opportune presentazioni. I parassiti del genere Dirofilaria sono degli elminti, e più precisamente dei nematodi: in parole povere, parliamo di vermi rotondi (la sezione trasversale del loro corpo ha forma circolare). I nematodi sono caratterizzati da dimorfismo sessuale, ciò significa che gli individui appartenenti a questa categoria tassonomica si differenziano in maschi e femmine, che nell’ospite definitivo si accoppieranno per dare vita a una nuova generazione di parassiti; la prole sarà quindi dispersa in ambiente e potrà infestare nuovi ospiti.
Esternamente i nematodi presentano una membrana, nota con il nome di cuticola, a sua volta avvolta in un ulteriore rivestimento (l’epicuticola) che ha come principale componente dei lipidi, secreti da apposite ghiandole; la differenza sostanziale tra questi due strati di tessuto organico è che mentre l’epicuticola è soggetta a un turnover rapido grazie all’efficiente azione delle ghiandole secretrici, la cuticola ha bisogno di una vera e propria muta per essere sostituita completamente e adattarsi alla crescita del parassita. Al di sotto della cuticola si trova l’ipoderma, strato all’interno del quale troviamo due strutture importanti: i canali escretori (uno dorsale, uno ventrale e altri due ai due lati del parassita) e i cordoni nervosi. Entrambe queste strutture si riuniscono nella porzione più anteriore del parassita, formando nel primo caso un dotto comune trasversale, che termina nel poro escretore anteriore, e nel secondo caso in un ganglio anteriore.
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Al di sotto dell’ipoderma è possibile riscontrare uno strato muscolare, il quale circonda una cavità; tale spazio è interamente occupato dagli organi interni e da un film liquido: la combinazione di questi due elementi, fa sì che la pressione interna sia elevata e che essa conferisca turgidità al corpo del parassita. Il ciclo di sviluppo ha inizio con l’accoppiamento degli adulti nell’ospite definitivo, ovvero quello all’interno del quale si possono riscontrare i parassiti adulti; la riproduzione termina con la generazione di larve o di uova che saranno disperse in ambiente. I nematodi hanno 5 stadi larvali che assumono caratteristiche diverse a seconda della specie di interesse; la differenziazione dei due sessi ha inizio nello stadio L5, momento in cui possiamo osservare degli abbozzi di apparato riproduttore, e si completa con il passaggio allo stadio adulto.
Ora che abbiamo un’immagine approssimativa del nostro nemico, conosciamo più da vicino Dirofilaria immitis, il temuto parassita responsabile della dirofilariosi cardiopolmonare. Innanzitutto, come può il cane o il gatto contrarre questa infestazione? La responsabile è la zanzara e, più precisamente, la zanzara del genere Anopheles, Aedex, Mansonia, Armigeres o Culex. Durante il pasto, questo insetto ematofago può assumere larve di Dirofilaria immitis (chiamate microfilarie), le quali migrano fino al proventricolo della zanzara, per poi dirigersi verso i tubuli di Malpighi e, dopo averli perforati, stabilirsi nella cavità generale, dove acquisiscono potere infestante. Durante questo lungo viaggio nel corpo dell’insetto, le larve evolvono fino allo stadio di L3.
Nel momento in cui la zanzara parassitata effettuerà un nuovo pasto di sangue su un ospite sano, inoculerà durante la puntura le L3, le quali migreranno verso il sottocute e la parete toracica, per poi inserirsi nel torrente circolatorio una volta raggiunto lo stadio L5; a questo punto le larve raggiungono la loro sede definitiva, ovvero l’arteria polmonare, dove maturano ad adulti e si accoppiano. In caso di infestazioni massive, cioè caratterizzate dalla presenza di un numero elevato di parassiti, non è raro riscontrare esemplari di Dirofilaria immitis nel cuore destro.
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Il potere patogeno di questi nematodi risiede prima di tutto nell’azione traumatica che il loro corpo esercita sulla parete dei vasi arteriosi, che, come meccanismo di difesa, sviluppano delle placche villose che sono causa di ipertensione polmonare; quando presenti con elevate cariche parassitarie, le dirofilarie sono poi responsabili anche della sindrome della vena cava, una condizione nella quale si osserva emoglobinuria (presenza di emoglobina nelle urine del cane) dovuta a una intensa emolisi, accompagnata inoltre da ridotta funzionalità valvolare e vascolare. Nei casi più gravi può essere necessario un intervento chirurgico per rimuovere i parassiti dal corpo dal corpo dell’animale.
Un altro parassita piuttosto diffuso appartenente al genere Dirofilaria è Dirofilaria repens, un nematode che si localizza nel tessuto sottocutaneo ed è quindi contraddistinto da ridotta specificità; questa caratteristica lo rende pericoloso non solo per gli altri animali domestici, ma anche per l’uomo. Esattamente come avviene anche per D. immitis, le femmine dopo l’accoppiamento partoriscono delle microfilarie che si diffondono in tutto l’organismo, viaggiando nella circolazione sanguigna; segue anche in questo caso l’intervento di una zanzara che compie il pasto di sangue su un ospite parassitato e assume le microfilarie.
La migrazione delle larve nel corpo dell’insetto è però leggermente diversa: le microfilarie maturano a L3 nell’apparato buccale, dove assumono anche potere infestante; quando la zanzara compirà un secondo pasto di sangue, i parassiti verranno inoculati nel nuovo ospite e matureranno fino allo stadio di L5 nel sito in cui l’animale è stato punto per poi spostarsi verso la destinazione finale (il sottocute). La sintomatologia, quando presente, è per lo più cutanea e dermatologica: si può osservare la comparsa di noduli sottocutanei non dolorosi, all’interno dei quali si annidano parassiti adulti e larve; solo nei casi più gravi si riscontrano prurito, pustole, lesioni ulcerative e dermatiti dovute alla presenza delle microfilarie nel sottocute.