Abbiamo già scoperto che l’immunità passiva è un processo attraverso il quale degli anticorpi preformati vengono trasferiti a un soggetto; in medicina umana, questo fenomeno viene sfruttato per il trattamento di malattie gravi quali il tetano e la rabbia, ma in realtà si tratta di un’operazione del tutto naturale. In natura, la trasmissione di anticorpi avviene dalla madre alla prole e in alcune specie ha inizio già durante la gravidanza: tutto dipende dalla struttura della placenta, che può essere epiteliocoriale (cavallo e suino) e sindesmocoriale (bovino, ovini e caprini), endoteliocoriale (cane e gatto) o emocoriale (uomo, primati e conigli). Nei primi due casi, essa è totalmente impermeabile agli anticorpi, mentre le ultime due tipologie consentono il trasferimento di anticorpi all’embrione; la placenta endoteliocoriale permette solo al 10-12% di immunoglobuline di raggiungere la prole, mentre quella emocoriale lascia passare l’80% degli anticorpi.
Cani e gatti neonati, dunque, possiedono una minima copertura immunitaria contro i patogeni che la madre ha incontrato in precedenza o perché erano presenti in ambiente o perché è stata vaccinata. Ma non finisce qui: i cuccioli ricevono altri anticorpi durante l’allattamento e in particolare durante l’assunzione del colostro, un liquido denso, giallastro e viscoso che viene prodotto dalle ghiandole mammarie prima del latte e che contiene un’elevata quantità di immunoglobuline. Gli anticorpi assunti dal neonato saranno in parte assorbiti e distribuiti nella circolazione sanguigna e in parte si fermeranno a livello intestinale per formare una vernice antisettica che aiuterà il cucciolo a sviluppare una flora microbica intestinale e a completare correttamente lo sviluppo dell’apparato gastroenterico.
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Lo scopo dell’immunità passiva è garantire la sopravvivenza dei neonati, ma gli anticorpi materni (MDA) rappresentano un’arma a doppio taglio, perché possono interferire con le vaccinazioni. La presenza in circolo degli MDA, inibisce la produzione di anticorpi con la stessa specificità nel cucciolo: ciò significa che quando si somministra il vaccino, il sistema immunitario del cucciolo non viene stimolato a sviluppare una difesa anticorpale, perché vengono utilizzate le immunoglobuline materne. Per risolvere il problema, il medico somministra ai cuccioli vaccinazioni multiple: le prime serviranno a consumare e quindi rimuovere dalla circolazione gli anticorpi materni (fenomeno che prende il nome di Blanketing), mentre le successive andranno a stimolare direttamente il sistema immunitario dei neonati. Quello che possiamo dedurre da tutto ciò, è che il cucciolo sarà realmente protetto solo quando avrà concluso tutte le vaccinazioni. È per questo, cari proprietari, che non si dovrebbe esporre al rischio di contrarre infezioni il proprio “baby pet”, portandolo in aree cani o facendolo entrare in contatto con altri cani o gatti prima che abbia ricevuto l’ultima dose vaccinale: il rischio è che contragga la malattia e che non riesca a combatterla. Il caso più frequente è quello della parvovirosi, che non a caso si presenta spesso in cuccioli di circa 2 mesi che non hanno portato a termine la profilassi vaccinale; l’esito è quasi sempre fatale.