Può causare leccamento, masticazione, sfregamento, rimozione di peli, irritabilità e perfino modificazioni comportamentali. È il prurito, quella sensazione fastidiosa indotta da mediatori chimici presenti nella saliva degli artropodi o nel veleno, nei batteri e anche nei miceti. Attraverso le terminazioni nervose, gli impulsi sensoriali vengono trasmessi al sistema nervoso centrale che a sua volta trasmette la sensazione del prurito.
Inoltre, pare che esistano delle razze, come il Golden Retriever, il Dalmata e piccole razze terrier, maggiormente predisposte allo sviluppo di dermatite atopica, o come il West Highland più a rischio di dermatite da Malassezia, o lo Shar Pei soggetto a dermatite atopica, allergia alimentare, piodermite e demodicosi. E pare che alcune malattie cutanee si verifichino più comunemente negli animali giovani, come la rogna sarcoptica e la demodicosi, mentre altre dermatosi si osservano più frequentemente in animali di media età o anziani, quali ad esempio la dermatite atopica, l’allergia alimentare e la piodermite.
Le cause possono essere diverse, ma le più comuni sono:
I dati da tenere in considerazione sono:
Inoltre, al veterinario possono risultare utili la sede iniziale di sviluppo delle lezioni cutanee, la loro insorgenza e progressione, l’intensità del prurito, la stagionalità e la risposta o mancanza di risposta a una precedente terapia. Questo perché molte malattie cutanee pruriginose si presentano con un aspetto visivo simile, quindi una anamnesi corretta è fondamentale ai fini della diagnosi.
Per fare diagnosi, esistono diverse procedure diagnostiche. Sarà il veterinario a decidere quale eseguire, in base alla diagnosi differenziale più probabile:
La terapia può essere somministrata per via orale o topica, a seconda della diagnosi, da accompagnare magari con shampoo ed emollienti o risciacqui antipruriginosi.
Di Cinzia Montagnoli, Medico Veterinario in Roma
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