È il padre del “Labradoodle”, l’incrocio tra il Labrador e il Poodle, ossia il barboncino nano, creato ad hoc negli anni ’80, quando una donna cieca delle Hawaii gli chiese aiuto per avere un cane guida “anallergico”. Il marito, infatti, soffriva di una brutta allergia al pelo del cane e lei aveva bisogno di avere un compagno a quattro zampe che la guidasse nella vita di tutti i giorni. Wally Conron, all’epoca allevatore della Royal Guide Dogs Association of Australia, fece una serie di tentativi miseramente falliti con dei barboncini, il cui pelo solitamente è ben tollerato dalle persone allergiche. E così tre anni più tardi trovò la risposta nel “Labradoodle” incrociando le due razze di cani, Labrador e Poodle appunto.
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Vennero alla luce tre Labrador con i riccioli, di cui uno, chiamato Sultan, non innescava le allergie del marito e venne quindi inviato alle Hawaii per diventare un cane guida. Restavano gli altri due cuccioli di cui il dipartimento dove lavorava Conron diede notizia e fu subito grande popolarità per questa nuova razza. Oggi il Labradoodle è molto diffuso sia in Australia che in Usa, ma Conron, all’età di 90 anni, si pente amaramente di questa invenzione.
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“Ho aperto un vaso di Pandora e ne è uscito un mostro alla Frankenstein”, ha affermato Conron in un podcast che si può ascoltare sulla Abc.
Perché il suo esperimento ne ha aperto la strada a tanti altri: il Puggle (Carlino + Beagle), il Maltipoo (Maltese + Yorkshire), il Goberian (Golden Retriever + Siberian Husky), il Beabull (Beagle+Pitbull), l’Horgi (Husky + Welsh Corgi), il Pomsky (Volpino di Pomerania + Siberian Husky), e via dicendo. I cosiddetti designer dog, ibridi inventati con il solo scopo di essere belli e, perché no, anche glamour, frutto di allevatori poco etici e senza scrupoli, ma che facilmente presentano i problemi di salute tipici di entrambe le razze incrociate.
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Le parole di Conron hanno riportato l’attenzione su un tema molto dibattuto da tempo: il maltrattamento genetico. Il paragone con Franknestein calza a pennello, si ricerca la perfezione estetica ma si creano soggetti che presentano “difetti genetici” che rendono difficile la loro esistenza. E così i Bulldog o i Boxer hanno un muso sempre più schiacciato presentando gravi disturbi respiratori e cardiaci, e i Bassotti sono sempre più lunghi a discapito di arti sempre più corti e una colonna vertebrale messa a dura prova. Bisognerebbe abbandonare il mito dell’estetica e selezionare soggetti con caratteristiche che siano più funzionali che altro, che puntino alla salute degli animali e non ai gusti dei futuri proprietari.
Foto di copertina @Michael Courtney