Mira è arrivata in casa mia da una settimana e credo, non a torto, che questi primi tempi saranno tra i più importanti sia nella mia che nella sua vita.
È una bellissima cucciola di tre mesi e mezzo, di razza lagotto romagnolo, e per un single come me, pur abituato con altri cani da sempre, rappresenta nello stesso tempo una grande gioia e un’immane tragedia! Fortunatamente i cuccioli non sono troppo esigenti quanto a ordine e pulizia casalinga, dato che per uomo solo, che non è certo lo stereotipo dell’ordine, la gestione di una casa di duecento metri quadri rappresenta un piccolo problema. La piccola Mira è arrivata in una di queste gelide giornate invernali, trascorrendo il percorso in macchina nella più assoluta tranquillità, tanto da avvalorarmi le informazioni ricevute sull’intelligenza della sua razza.
Naturalmente, come si legge nei migliori manuali cinofili, al suo arrivo la cucciola aveva già pronti in un angolino tranquillo la sua cuccia, un paio di giochi e le ciotole di cibo e acqua rigorosamente testate da Gualtiero, il gatto di casa, il quale per un momento aveva pensato di vedere avverato il sogno di avere due diversi menù al giorno. Prima di entrare in casa, io e Mira abbiamo fatto una lunga passeggiata in giardino, subito dopo della quale, come le leggi di Murphy insegnano, è arrivata anche la prima pipì casalinga. Evidentemente stressata dal viaggio e dalle tante novità, la piccola ha fatto una lunga dormita fino alla mattina dopo, con un paio di interruzioni per i necessari bisognini all’aperto.
Il lagotto è un cane selezionato per la ricerca del tartufo e gli allevatori più accreditati indicano i tre mesi come l’età ideale per l’inizio dell’addestramento per questo tipo di attività, con lanci di palline aromatizzate al tartufo e improbabili tentativi di farsele riportare. Mentre preparavo la prima di queste palline ero indubbiamente scettico sulla riuscita delle operazioni, mentre invece le prime prove mi diedero subito torto andando alla perfezione, con Mira che imparava subito a prendere la pallina e a riportarla. Ho letto sui manuali del buon addestratore che l’errore più comune è quello di stancare il cane con esercizi che alla lunga diventano noiosi. Controllando l’orologio, stavo ben attento a non superare i cinque minuti: il problema era che dopo quaranta secondi la mia Mira si era già stufata, nonostante le mie mille moine per farle cambiare idea. Preferiva con molta evidenza le mie scarpe, le mie pantofole e i pantaloni del pigiama (che ancora oggi non capisco come sia riuscita a trovare, ma che comunque sono ormai utilizzabili solo in un campo nudisti!) alla mia pallina artigianale.