Angela Focheschi è una psicoterapeuta dell’età evolutiva e si occupa da sempre della relazione tra animale e umano sotto forma di quella che tutti noi conosciamo con la definizione di pet therapy. In occasione della giornata dell’anziano, che ricorre ogni 28 settembre, è intervenuta alla presentazione del progetto “Dopo di Me” dell’Asta, Associazione Salute e Tutela degli Animali, che riguarda appunto gli anziani e i loro cani.
Quanto è importante nella vita di una persona anziana la presenza e l’accudimento di un animale?
Essere anziani oggi è sicuramente diverso rispetto a 30 anni fa. Gli strumenti tecnologici e l’evoluzione dell’intelligenza artificiale hanno permesso un netto cambiamento degli stili di vita, apportando un maggiore benessere psico fisico. L’uso dello smartphone e del computer rendono tutti i servizi e le varie attività molto più agevoli. Quindi dire anziano a una persona che abbia superato i 65 anni diventa difficile, ma allo stesso tempo l’utilizzo di questi strumenti sempre più pervasivi nella nostra vita con i loro cambiamenti repentini richiedono una capacità di adattamento cognitivo e un impiego di risorse che non sempre sono possibili nell’anziano. Pertanto la conseguenza è di una esclusione e quindi un isolamento, così alla solitudine causata dalla perdita degli affetti e dalla perdita del ruolo familiare e sociale si aggiunge un senso di incapacità e di svalutazione nel non riuscire ad essere a passo con i tempi. La relazione con un animale, un compagno che dà calore e affetto, che obbliga a un impegno quotidiano (nutrirlo, pulirlo, portarlo fuori per la passeggiatina, dare e ricevere coccole) una presenza attiva ma discreta, restituisce all’anziano un riconoscimento alla sua esistenza, riempie il vuoto delle sue giornate, rompe il muro della solitudine mettendo in moto le energie vitali.
Esistono studi scientifici a supporto dell’importanza di una tale relazione?
Boris Levenson, psichiatra infantile nel 1953, constatò che i suoi piccoli pazienti miglioravano se nel suo studio vi era la presenza di un animale. Da quel momento nasce e si fa strada la pet therapy che significa la terapia con un animale d’affezione. È però importante specificare che la presenza di un animale non cura la patologia, ma rafforza il lavoro terapeutico, in quanto il prendersi cura di loro instaura uno stato di calma perché accarezzare e coccolare sono azioni che procurano un piacevole contatto fisico che influisce positivamente sia sulla psiche che sulla cura di alcune patologie organiche (ipertensione, problemi circolatori, ecc…). Già nel 1875 in Francia un medico prescrive per la prima volta l’equitazione per persone affette da problemi neurologici. Ancora oggi l’ippoterapia è considerata uno strumento di cura valido. Esperimenti recenti su pazienti ultra settantenni con demenza senile dimostrano come la presenza e la cura di un animale migliori le loro capacità motorie e psichiche
Nella sua esperienza, quali vantaggi trae l’anziano dalla condivisione della propria vita con un animale? E dall’attività di pet therapy?
Nel 2013 nasce a Milano un centro di accoglienza per gli anziani con la possibilità di ospitare anche i loro animali compagni di vita, e sempre a Milano una struttura ospedaliera ha pensato bene di creare una pensione per ospitare l’animale del paziente ricoverato presso di loro. Da dove nasce questa esigenza? Bisogna considerare che questa separazione, sia per un intervallo di tempo più o meno breve o peggio ancora, per sempre, significa recidere un legame profondo fatto di tante condivisioni, sguardi intensi, abbracci. L’anziano ha prima perso i suoi affetti, poi la propria casa con tutti i suoi ricordi di una vita per trascorrere i suoi ultimi anni in un luogo a lui sconosciuto, e quel compagno unico essere vivente testimone della sua esistenza rappresenta un canale, un ponte tra il passato, il presente e il futuro dando continuità e senso a quella stessa esistenza.
Alcuni centri di accoglienza per anziani hanno introdotto la possibilità di ospitare un animale. Quanto questo va a beneficio degli ospiti umani?
Il mio amore per gli animali mi ha sempre portato a considerare la loro presenza una risorsa di vita essenziale. Da sempre nella mia attività di psicoterapeuta, sia con i bambini/adolescenti che con gli adulti, il loro ausilio mi aiuta a consolidare il rapporto emotivo con il paziente. Il bambino attraverso l’accudimento dell’animale sviluppa quella che in psicologia infantile si chiama sintonizzazione affettiva, cioè fare esperienza di essere ascoltato e di comprendere il bisogno dell’altro che è alla base dello sviluppo dell’empatia (capacità di entrare nei panni dell’altro). Quando il mio cane Oliver si avvicina agli anziani, gioioso e richiedente attenzioni, strappa loro un sorriso e li scuote dal torpore della noia.
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