È di una decina di giorni fa la notizia di un avvistamento speciale nelle acque del porto di Genova Voltri: un gruppo di orche, quattro adulti e un cucciolo, che stazionano all’imboccatura del porto. Avvistarli è raro ma non impossibile, anche nelle nostre acque, e gli studiosi li hanno osservati bene in questi giorni passati cercando di capire perché questi mammiferi continuassero a stazionare lì.
La vita in branco
Le orche sono animali molto intelligenti con una importante socialità intraspecifica. Vivono in branchi matriarcali e si spostano sempre in gruppo. Il loro passato racconta di catture cruente dove i membri del branco percorrono chilometri all’inseguimento dell’imbarcazione catturatrice. Un forte legame che ha spinto le orche a restare nel mare ligure in quest’ultima settimana. Gli esperti avevano notato che il cucciolo era in difficoltà e la madre lo sosteneva in superficie per cercare di farlo respirare. Ma il piccolo non sembrava essere più in vita. Nonostante ciò la madre non l’ha abbandonato, e così anche le altre orche non hanno lasciato sola la loro compagna. Lei ha cercato in tutti i modi di salvarlo, ha tentato più e più volte. Poi lo ha lasciato andare e ha ripreso insieme alle altre la via del mare aperto.

L’elaborazione del lutto
Un atteggiamento questo che si ritrova in molte specie animali, negli elefanti, nelle giraffe, negli scimpanzé e anche in altre. La madre veglia il cucciolo senza vita, in un tempo dedicato al dolore e all’elaborazione del lutto, un tempo in cui imparare a lasciare andare. Ed ecco che gli animali ancora una volta ci insegnano qualcosa, a vivere il dolore e la sofferenza senza fretta, in modo da riuscire ad andare avanti in una felicità che non sia solo apparente.
Foto di copertina @Chase Dekker/Shutterstock