Con l’arrivo della bella stagione e del caldo, tra le tante insidie alle quali dobbiamo stare attenti per i nostri animali ci sono le vipere. Con l’affacciarsi delle belle giornate capita di voler fare una passeggiata all’aria aperta con il proprio cane e di prediligere zone boschive o aree verdi. Qui l’erba potrebbe essere ormai alta e costituire l’habitat naturale per gli animali selvatici che trovano riparo dai predatori o, predatori a loro volta, si mimetizzano per cacciare meglio. E si sa che Fido è attirato dagli odori e tende a infilare il muso dappertutto per esplorare l’ambiente circostante. Nella sua conoscenza del mondo, però, potrebbe incappare in qualche spiacevole episodio, come il morso di una vipera.
Le caratteristiche della vipera
Innanzitutto proviamo a conoscere meglio questo rettile, animale a sangue freddo notoriamente velenoso e pericoloso sia per l’uomo che per gli altri animali. Fa parte della famiglia Viperidae e in Italia ne esistono cinque tipologie, Vipera ammodytes, Vipera aspis, Vipera berus, Vipera ursinii e Vipera walser, che sono presenti su tutto il territorio nazionale fatta eccezione per la Sardegna. Sono abbastanza riconoscibili e ben distinguibili dalle bisce comuni (innocue) soprattutto per la testa di forma triangolare, con un muso a punta rivolta all’insù, la pupilla verticale (nella biscia è rotonda) e la coda corta e ben distinta dal resto del corpo. Sono lunghe circa 60 cm, anche se alcuni esemplari possono arrivare a misurarne 95. Sono ovovivipare, ossia le piccole vipere nascono già perfettamente formate dalle uova che si schiudono nel corpo della madre, dotate di denti e veleno già attivo. Quando fa freddo entrano in letargo, per poi risvegliarsi quando le temperature risalgono e diventano miti. Si nutrono di piccoli roditori, anfibi e volatili. Non sono animali così aggressivi come si vuol far credere, tendono a scappare e attaccano solo se non hanno altra via di fuga. In tal caso si attorcigliano su se stesse come per difendersi ed è da lì a breve che parte l’attacco.
Il veleno e la ferita
Il veleno della vipera uccide istantaneamente le piccole prede di cui lei si nutre, poiché contiene neurotossine, enzimi e sostanze organiche di origine non proteica. Il primo enzima ad agire è lo ialuronidasi che permette al veleno di diffondersi molto velocemente, indebolendo la struttura del collagene. La chininogenasi provoca poi vasodilatazione e infiammazione del tessuto, e le proteasi impediscono la coagulazione del sangue e hanno azione necrotizzante. Nell’uomo raramente è mortale, ma sintomi ed effetti possono essere anche gravi, così come nel cane, dove gioca un ruolo fondamentale la stazza e la localizzazione del morso (meno grave se è avvenuto sulle zampe), ma anche la grandezza della vipera (più è grande e maggiore è il veleno che produce) e se ha utilizzato da poco il suo veleno (e quindi le sue ghiandole velenifere sono più o meno piene). Solitamente, nel cane, le zone interessate dal morso sono labbra, naso, orecchie, gola e zampe. Il segno lasciato dalla vipera è abbastanza caratteristico: si tratta di due fori distanti circa un centimetro l’uno dall’altro e intorno al morso la pelle diventa gonfia, rossa e dolorante. Il cane morso probabilmente guaisce e si agita e noi dobbiamo capire se e dove è stato morso ispezionando bene tutto il corpo. Se constatiamo che si tratti realmente di un morso di vipera, la cosa più giusta da fare è trasportarlo urgentemente nella struttura veterinaria più vicina, evitando di farlo camminare e tenendolo fermo il più possibile per evitare che il veleno si propaghi più velocemente. Meglio non incidere il morso, poiché il veleno si propagherebbe più velocemente e provocheremmo ancora più dolore al cane, e non succhiare il veleno perché rischiamo di assumerlo noi stessi. Le uniche cose che possiamo fare sono: sciacquare la ferita con acqua fredda, utilizzare anche del ghiaccio (qualora lo avessimo a portata di mano, perché favorirebbe un restringimento dei vasi) e disinfettare con acqua ossigenata (mai con alcol che interagisce con il veleno creando sostanze ancora più tossiche). Possiamo anche fasciare la parte (in maniera non troppo stretta) in modo da rallentare il flusso di sangue, o porre un laccio emostatico a monte della ferita, laddove questa fosse localizzata a livello delle zampe. Attenzione però a non stringere troppo e per troppo tempo il laccio per non creare ulteriori danni alla circolazione. Se non siamo troppo esperti in queste pratiche, rechiamoci immediatamente dal veterinario più vicino che potrà inoculare il siero antivipera, una soluzione iniettabile specifica per il veleno della Vipera Ammodytes, Vipera Aspis, Vipera Berus, Vipera Xantina, e trattare i sintomi per limitare al massimo i danni: fluidoterapia, antibiotici, antidolorifici e antinfiammatori. La somministrazione del siero deve avvenire sotto stretto controllo medico per contrastare eventuali effetti collaterali, tra i quali molto alto è quello di shock anafilattico. Da questo momento non ci resta che aspettare perché la prognosi potrà essere sciolta trascorse 72 ore.
In breve…
Ricapitolando, se il nostro amico a quattro zampe viene morso da una vipera e non ci accorgiamo subito dell’accaduto, dopo qualche minuto potrebbero verificarsi nell’ordine:
- abbattimento
- debolezza
- mucose pallide
- vomito
- diarrea
- difficoltà di deambulazione
- respirazione superficiale e tachicardia
- tremori
- sintomi neurologici
- petecchie, ecchimosi, emorragie
Se sospettiamo possa trattarsi di un morso di vipera, ispezioniamo bene tutto il corpo e, se troviamo due forellini distanti circa un centimetro l’uno dall’altro con gonfiore, rossore e dolore della parte, possiamo:
- sciacquare la ferita con acqua fredda
- applicare del ghiaccio
- disinfettare la ferita con acqua ossigenata applicare una fasciatura o un laccio emostatico (non troppo stretti!)
- tenere il cane fermo e calmo
- trasportarlo il più velocemente possibile dal veterinario più vicino
Cosa non fare mai di fronte a un morso di vipera:
- disinfettare con alcol
- incidere il morso
- succhiare il veleno
- chiedere al veterinario di venire a casa (occorre una struttura attrezzata)
Foto di copertina @Horus2017/Shutterstock