Tutti noi ci siamo domandati almeno una volta quale sia il confine tra verità e leggenda riguardo quello che leggiamo on line o che ci dicono. Quando parliamo di salute poi diventiamo ancora più sensibili, e quindi molto insicuri, e cediamo alle credenze popolari. Cerchiamo, quindi, di riassumere in un unico articolo (e non in ordine di importanza) le maggiori leggende metropolitane sull’alimentazione.
Partiamo dal presupposto che non esistono le diete iperproteiche per dei carnivori, altrimenti che carnivori sarebbero? Per loro natura sono benissimo in grado di gestire una dose elevata di proteine nella dieta, anzi gran parte della loro salute deriva proprio dalla loro presenza. Attenzione, però, quando parliamo di proteine non parliamo di carne. Ricordatevi che la carne contiene proteine, ma non è totalmente fatta di proteine. Quindi non si può parlare di diete iperproteiche nemmeno nel caso in cui un soggetto si alimentasse solo ed esclusivamente di carne.
In una dieta equilibrata, dove il fosforo apportato dalle materie prime soprattutto di origine animale viene ben bilanciato con il calcio, nessuna patologia renale può essere indotta dalla dieta. Il protocollo per gestire alcuni stadi delle patologie renali richiede la riduzione del quantitativo proteico, ma farlo in preventivo non ha nessun senso logico. Sarebbe come iniziare a prendere l’antibiotico già da piccoli per evitare infezioni. Le patologie renali si manifestano indipendentemente dalla dieta, se essa è bilanciata.
La quantità di proteine con entrambe le situazioni non c’entra proprio niente, al massimo la qualità e la tipologia, ma come tante altre materie prime. Se spariscono i sintomi abbassando la percentuale proteica del mangime, ad esempio, andrebbe preso in considerazione il fatto che in realtà si è passati proprio ad una formulazione differente rispetto a prima, non si sono abbassati solo i quantitativi proteici. Quindi cosa ha fatto bene a chi? Boh.
Ma non so nemmeno come possa venire in mente una cosa del genere, però parliamone pure. L’origine delle proteine modifica anche la loro struttura e composizione aminoacidica, quindi non sono paragonabili vegetali e animali, perché sono semplicemente diverse. Il punto è che l’organismo a cui vengono proposte in questo caso ha grosse difficoltà ad utilizzare quelle vegetali e trarne grandi risultati fisici, per cui non sono assolutamente interscambiabili.
Questo è un argomento molto complesso e difficile, perché gli studi scientifici a riguardo non sono recentissimi e riguardano solo le proporzioni tra alcuni aminoacidi. Quello che è certo è che sicuramente le diete naturali modificano la soddisfazione del soggetto, e quindi anche il suo approccio a determinati eventi, ma non aumentano in nessuna maniera l’aggressività, né la diminuiscono sia chiaro. Inutile quindi cercare di inserirei alimenti o gestire le diete per modificare il comportamento, al massimo alcuni tipi di diete possono essere un coadiuvante ad un percorso specifico.
Ne abbiamo già parlato in realtà, ma ripetere non fa mai male. Escludiamo da questo argomento i gatti, che sono effettivamente carnivori stretti e molto sensibili alla presenza di amidi nella dieta. Per quanto riguarda i cani, invece, essendo dei carnivori opportunisti riescono a gestire correttamente un determinato quantitativo di amidi nella dieta. Il problema è che il tipo di amidi e la quantità dipendono assolutamente solo dal tipo di soggetto con cui stiamo lavorando. Ricordatevi che non tutti gli amidi sono uguali, ma sono molto simili, le loro differenze rendono gli alimenti che li contengono difficilmente interscambiabili e quindi non si può generalizzare il loro utilizzo. Riso, patate, grano saraceno, frumento non sono tutti uguali e la loro presenza in una dieta non è veleno.
Dunque la parola digestione non è appropriata per quanto riguarda quello che succede alle fibre nel tratto gastroenterico, in realtà vengono degradate e in parte fermentate. Modificare la struttura della cellulosa cucinandola o frullandola non le rende più digeribili, ma vengono utilizzate dai batteri intestinali in maniera differente. Alcune volte però succede che molto semplicemente riducendo la dimensione delle fibre non le ritrovate visivamente nelle feci, per cui la “digeribilità” con cotturafrullatura è solo visiva.
È come cercare di lavarsi i denti con i baiocchi in realtà. Nel senso che il loro potere miracoloso di abrasione non è proprio il massimo della vita. La produzione del tartaro sicuramente può dipendere dall’alimentazione, ma soprattutto da una predisposizione genetica. Questo non significa che dovete arrendervi all’evidenza ovviamente, ma semplicemente che non è sempre facile come sembra ridurre il suo deposito. La masticazione di oggetti idonei, meglio se naturali, può aiutare molto anche in casi molto difficili. La prevenzione e il lavaggio dentale periodico, serve a poco e niente.
Direi proprio di no, anzi alcune formulazioni sono proprio deleterie per la salute del soggetto arrivando addirittura a provocare danni metabolici. Sicuramente la masticazione di determinati tipi di snack (tipo il corno di cervo) può essere una soluzione valida al mantenimento di una pulizia corretta. No, il pane secco non pulisce i denti.
Ni, nel senso che in alcuni soggetti l’alitosi dipende solo ed esclusivamente da problemi digestivi, ma nella maggior parte dei casi la causa principale è la presenza di tartaro o altro. Inutile direi che non serve utilizzare integratori per l’alito se non capiamo la causa della manifestazione.
Alcune tipologie di carne, se date crude, devono subire prima un congelamento per essere consumate, perché potrebbero veicolare la tenia. Per il resto, gli unici “vermi” che potete trovare nella carne dipendono dalla cattiva conservazione, ma dubito che pensereste mai di utilizzare una carne arrivata a quel punto di… decomposizione.
Beh, diciamo che tutto può far venire dermatiti in realtà. La sensibilità ad una carne oppure a un altro alimento qualsiasi dipende dal soggetto e da nient’altro. Non ci sono intolleranze di razza, né altre cose simili.
Di Nicoletta Pizzutti, Tecnico nutrizionista e del benessere animale PhD
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