Chi di voi non ha mai visto almeno un episodio di Esplorando il corpo umano? Ebbene, con i prossimi articoli ripercorreremo insieme lo stesso viaggio alla scoperta delle meraviglie degli organismi animali. Cominciamo dalla milza, un organo facente parte del sistema linfatico che spesso viene sottovalutato: essa non solo è responsabile del controllo e della difesa specifica e aspecifica del sangue circolante, ma interviene anche nei processi di emocateresi ed emopoiesi, e rappresenta una riserva ematica e linfocitaria. Ma che cosa significa tutto questo? Continuate a leggere per scoprirlo!
La milza ha una organizzazione molto particolare: il suo parenchima è suddiviso in polpa bianca, formata da follicoli in cui risiedono le cellule della linea linfocitaria, e polpa rossa, dove invece si trovano i macrofagi. I linfociti sono responsabili della risposta immunitaria specifica: sono in grado di riconoscere gli antigeni degli agenti patogeni, trasportati fino ai linfonodi e alle altre sedi linfocitarie da cellule specializzate, e di organizzare l’intera difesa dell’organismo in base alle caratteristiche del nemico. La risposta può essere di tipo Th1 o Th2: nel primo caso vengono stimolati i macrofagi e le natural killer, che sono le cellule più adatte a contrastare i virus e alcuni tipi di batteri; nel secondo caso, invece, sono stimolati i linfociti di tipo B, il cui compito è quello di produrre anticorpi (è la risposta migliore per difendersi contro i parassiti e alcuni tipi di batteri). La stazione splenica (cioè della milza) è molto importante, perché in questo modo i linfociti possono accorgersi della presenza di patogeni circolanti nel sangue e organizzare una risposta adeguata.
La polpa rossa, invece, è caratterizzata da una numerosa popolazione di macrofagi che rappresentano una linea di difesa aspecifica: sono in grado di riconoscere un potenziale aggressore e di fagocitarlo (pensate ai poliziotti del celeberrimo cartone animato citato all’inizio dell’articolo); la loro azione può essere potenziata dalla stimolazione Th1. I macrofagi hanno poi un’ulteriore arma segreta: sono in grado di fondersi tra loro, formando cellule giganti polinucleate che possono inglobare aggressori di dimensioni maggiori. Queste cellule incredibili sono anche responsabili dell’emocateresi: riescono a riconoscere i globuli rossi danneggiati o senescenti e a inglobarli per impedire che continuino a circolare nel sangue. La milza, inoltre, può iniziare a produrre cellule del sangue (processo noto come emopoiesi) in caso di danni o calo della funzionalità del midollo osseo.
Chi possiede un cane di grossa taglia certamente si preoccuperà di somministrare la razione di cibo poco alla volta o di non far bere troppa acqua al cane subito prima di una passeggiata o di una sessione di gioco. Queste attenzioni hanno tutte lo scopo di prevenire la torsione gastrica, una condizione molto pericolosa per il cane che può essere letale: lo stomaco ruota su se stesso e trascina con sé la milza, ancorata a esso attraverso il legamento gastrosplenico. Quello che accade è che la milza assume una caratteristica forma a gomito e si ripiega su stessa, con conseguente compressione dei vasi; il risultato è una stasi ematica consistente che fa ingrossare l’organo (splenomegalia) con un aumento del volume di 5-10 volte. Se l’intervento medico non è tempestivo, la milza può andare incontro a rottura con conseguente emorragia, oppure possono instaurarsi fenomeni quali trombosi e ischemia che possono portare a morte del tessuto. La stasi ematica è ulteriormente aggravata dalla pressione che lo stomaco, dilatato e ruotato, esercita sul diaframma, situazione che ostacola la funzionalità respiratoria e il ritorno venoso.