Se pensate che il vostro cane possa soffrire di uno stress post-traumatico, questo articolo farà al caso vostro. Sono sicuro che la sfera emotiva dei nostri amici animali è sensibile tanto quanto la nostra, seppur con modalità differenti.
L’esempio più semplice è il cane preso da un rifugio, in età adulta e con qualche “cicatrice” nell’anima che verrà scoperta solo con il tempo. Nina, la mia simil-bassotta era stata scambiata per una piccola lepre (nella migliore delle ipotesi) e ora ha una placca di metallo nell’anca e un timore estremo degli spari, oltre che di qualsiasi movimento improvviso. Questo è accaduto tre anni fa e oggi è riuscita a fare qualche piccolo passo ma la strada è ancora lunga.
Tosca la setter ha scoperto l’erba di un giardino e un morbido cuscino a 7 anni; si è ben abituata alla nuova vita, è diventata più educata e adora stare in compagnia. Anzi, ne ha un estremo bisogno come se volesse recuperare gli anni persi.
Argo era un malinois rinchiuso in una gabbia per galline in mezzo ai campi. Quando è stato liberato, era difficile da manipolare perché era stato strattonato e tenuto a catena. Si legava a chiunque gli dedicasse del tempo e ora è un devoto cane poliziotto, straordinario nel suo lavoro e ben lontano da qualsiasi tipo di costrizione.
Sono tre esempi di stress traumatici che hanno accompagnato questi cani a lungo. Il malinois è stato più veloce ad abituarsi alla nuova vita ed è soprattutto una questione di razza; è un cane estremamente reattivo, capace di imparare velocemente e la sua indole curiosa e movimentata ha accelerato il processo di cambiamento. La piccola Nina resterà con ogni probabilità timorosa a vita ma l’importante è che stia bene ed apprezzi la sua esistenza più tranquilla e nascosta.
Ho abbandonato l’agility perché mi piace il recupero dei cani problematici e quando una signora mi ha chiamato per dei presunti problemi post-traumatici della sua border collie, ho voluto approfondire immediatamente la questione.
La cagnolina ha 8 anni ed è sempre stata una compagna di vita perfetta. La proprietaria ultimamente riscontrava diversi problemi in passeggiata; il cane si bloccava e non voleva proseguire verso un argine in cui abitualmente andavano. Un motivo del genere aveva sicuramente un fondamento perché un cane così equilibrato non poteva modificare un suo comportamento abituale senza una causa seria. La proprietaria mi raccontò che all’inizio dell’estate l’animale era caduto nell’acqua del canale. Nel tentativo di recuperarla, era finita lei stessa in acqua, rimanendo poi bloccata nel fiume, incapace di risalire la riva. Per una buona mezz’ora, la cagnolina, totalmente spaventata, aveva continuato ad abbaiare, finché non era stata notata da alcune persone di passaggio che avevano aiutato la signora ad uscire da quella pericolosa situazione.
Provate a pensare di avere un (lieve) incidente in macchina; prima di ricominciare a guidare potrebbe passare del tempo e sicuramente diventerete più cauti nella guida. Ogni volta che passerete nel posto dove è avvenuto il fatto, la vostra memoria vi rimanderà facilmente a quei momenti perché un segno, seppur nascosto nell’inconscio, sarà sempre presente in voi. Sono esperienze e il nostro cervello le immagazzina e utilizza secondo la necessità. Il motivo? Difesa e sopravvivenza.
Durante la passeggiata, questa simpatica border si bloccava solo alcune volte, altrimenti proseguiva normalmente. Fu proprio ciò che accadde quando andai io. Con nostra sorpresa la cagnolina si incamminò senza troppi pensieri e una volta raggiunto l’argine venne slegata; la proprietaria mi mostrò le grandi doti acrobatiche dell’animale, capace di correre verso delle sbarre e saltarle con uno slancio e impeto che solo i border sanno fare. La nostra lezione si trasformò quindi in un’oretta di conversazione dove cercai di analizzare il fatto assieme alla signora.
A mio parere, l’animale aveva subito un fortissimo shock alla vista della sua padrona in difficoltà, oltre che essersi spaventata lei stessa cadendo in acqua. Era quindi normale che cercasse di evitare di raggiungere l’argine o un luogo dove era presente acqua. Il cane costruisce nella sua mente delle mappe olfattive e rivede la sua passeggiata attraverso gli odori che ha sentito. Sarà capace di ricordare un luogo conosciuto e ciò che ha già incontrato. Era esattamente il caso della border.
Di contro, la proprietaria provava un po’ di frustrazione nelle passeggiate “fallite” perché non riusciva a capirne il motivo. Discutendo insieme e compreso il motivo, abbiamo quindi cercato una soluzione.
Il trascinamento è assolutamente vietato: non provate mai a tirare un cane che non vuole andare in una direzione. Bisogna invece assecondarlo, magari compiendo alcune svolte per ritornare infine sulla strada che volevamo seguire. All’animale può essere sufficiente un breve cambio di programma per spostare la sua attenzione su altro, permettendo al conduttore di rilassarsi e riprendere a passeggiare in maniera “etica”.
Il consiglio che diedi alla signora fu di provare il giorno dopo a compiere il tragitto; nel caso il cane si fosse fermato, rientrare in abitazione, lasciare la border in giardino e proseguire da soli verso l’argine incriminato. Trascorsi una decina di minuti, la proprietaria doveva ritornare a casa, riprendere la cagnolina e riprovare insieme. Ovviamente una situazione del genere richiede tempo perché uno stress emotivo di questi livelli deve essere assorbito e scaricato; la conduttrice lamentava anche la presenza di una dermatite sul cane, mai accaduta prima e probabilmente riconducibile all’evento funesto.
Non esiste una soluzione immediata per alcuni comportamenti ma dobbiamo comprendere che il cane è un animale stupendo, affettuoso, affidabile, fedele, intelligente ma rimane comunque un cane! Come tale lavora su stimoli e risposte, istinto e leggi della sopravvivenza che gli sono stati trasmessi dai suoi antenati. La razza gioca un ruolo importante: ecco perché il malinois è diventato facilmente un cane poliziotto o la border già cominciava a scaricare parzialmente lo stress. Se fosse accaduto alla mia bassotta, probabilmente avrebbe avuto un infarto davanti ai miei occhi!
Come accade a noi, gli animali reagiscono in modo diverso al medesimo stress post-traumatico. Vanno compresi, va analizzata la razza ed è molto importante il supporto dato dal proprietario.
È in questi momenti che dobbiamo armarci di pazienza e lasciare che il cane riacquisti fiducia in autonomia, senza costrizioni ma cercando di guidarlo con empatia e rispetto. Dobbiamo farlo in maniera rilassata, senza fretta o nervosismi che andrebbero a peggiorare la situazione; ricordiamo sempre che il guinzaglio è un’estensione del nostro braccio e le vibrazioni negative arrivano anche a “fido”.
Luca Calegaro, educatore cinofilo Cinofilia Padova