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I vaccini: sono davvero utili?

A cosa serve il vaccino e quali sono i suoi effetti collaterali. Ecco alcuni dati per capirne meglio l’andamento in Europa e nel mondo.
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La Repubblica degli Animali | RDA

La vaccinazione suscita polemiche sia in medicina umana che in veterinaria. E mentre le epidemie mortali sono praticamente scomparse, i potenziali effetti collaterali di un nuovo vaccino sono spesso messi in prima pagina dai media. Un po’ come succede con gli incidenti aerei: quanti aerei viaggiano ogni giorno senza che succeda nulla? Ma non appena avviene un incidente aereo, viene subito e ampiamente mediatizzato, al punto che si dimentica che si tratti del mezzo di trasporto più sicuro.

Informazioni confuse

Oggi la maggior parte degli oppositori ai vaccini rivendica più il diritto di un “consenso informato” su una vaccinazione scelta consapevolmente che quello di non essere vaccinati. Alcuni argomenti pseudo-vaccini sono portati avanti dai cosiddetti “specialisti” su internet o sui media tradizionali. Ma in realtà non esiste alcun esperto credibile. C’è spesso confusione tra i collegamenti temporali e causali per quanto riguarda l’effetto collaterale di un vaccino. E poi esiste il negazionismo: alcuni per esempio dicono che il vaiolo non sia stato eradicato dai vaccini ma che siano state sufficienti le misure igieniche. Infine c’è la teoria del complotto: le autorità sanitarie, i medici o i veterinari sarebbero tutti pagati dalle industrie farmaceutiche.

A cosa serve il vaccino?

A livello individuale e collettivo, la vaccinazione consente di bloccare la circolazione del patogeno in un gruppo, proteggendo passivamente coloro che sono troppo giovani per essere vaccinati. Se la copertura della popolazione è abbastanza ampia, l’agente patogeno può essere eliminato: è il caso del vaiolo, dichiarato eradicato nel 1980 dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Questo vale anche per la peste bovina a livello mondiale, o la rabbia in diversi paesi come l’Italia o la Francia. L’Italia è stata esente da rabbia dal 1997 al 2008, quando è ricomparsa nelle regioni del nord-est portata da volpi rabide provenienti dalla vicina Slovenia. Grazie a un’estesa campagna di vaccinazione orale delle volpi e all’obbligo di vaccinare i cani presenti nelle zone a rischio e gli animali condotti al pascolo, la malattia è stata nuovamente eradicata: nel 2011 è stato segnalato l’ultimo caso e nel 2013, due anni dopo l’ultima segnalazione, il nostro Paese ha riconquistato lo status di paese indenne. In francia, prima del 1989, ogni anno si contavano circa 3 mila animali rabidi e 8 mila persone venivano morse. Anche qui i principali vettori, le volpi, sono state oggetto delle campagne di eradicazione, ma è grazie alla vaccinazione mediante esche che è stato possibile il vero declino della rabbia. La Francia è esente dalla rabbia dal 2001. Possiamo ricordare anche le prove dell’efficacia che hanno dato i vaccini: per i vaccini contro il cimurro, il Parvovirus o la leptospirosi, i test condotti nell’ambito dei dossier per l’autorizzazione all’immissione in commercio mostrano il 100% di protezione.
Un altro aspetto che deve essere relativizzato è il rischio vaccinale, poiché le fonti “no-vax” spesso considerano dei casi isolati (o non provati) come se fossero la generalità. È vero che esistono effetti collaterali, ma non sono tutti gravi. L’intensità di una risposta immunitaria è variabile perché è legata al fenomeno dell’infiammazione: esiste la possibilità di reazioni dolorose nel sito di iniezione o cefalee, ma i casi di shock anafilattico sono inferiori a un caso per milione di dosi. Il rapporto rischio/beneficio è quindi ampiamente a favore della vaccinazione.

Vaccino contro il morbillo e autismo

Nel 1997 un articolo su una pubblicazione britannica stabilì un legame tra il vaccino contro il morbillo e l’autismo nei bambini. Questo allarmismo ha causato un calo della copertura vaccinale e di conseguenza un aumento dei casi del morbillo. In seguito, è stato dimostrato che l’istigatore aveva manipolato i risultati a scopo di lucro (indagini hanno evidenziato che, prima di effettuare lo studio, aveva concordato con uno studio legale la realizzazione di una classe action contro le case farmaceutiche, e che successivamente aveva registrato un vaccino contro il morbillo da lui dichiarato “sicuro” e addirittura una terapia contro l’autismo).
Ma la sfiducia nei confronti di questo vaccino persiste: l’ufficio europeo dell’Oms ha segnalato che nel 2017 nel Vecchio continente ci sono stati 21315 casi di morbillo, cioè il 400% in più rispetto al 2016, con 35 decessi. Nella sola Italia (che si pone al secondo posto, dopo la Romania, nella spiacevole classifica dei paesi più colpiti), i casi di morbillo sono stati 4991 (+ 600 % rispetto al 2016) con quattro decessi.
Al contrario, l’influenza dei vaccini sull’insorgenza di malattie immunomediate non è dimostrata negli esseri umani né per il vaccino contro l’epatite B rispetto alla sclerosi multipla né per la miofascite macrofagica e l’alluminio. La cosa più importante è il follow-up di campo: anche se la produzione di un vaccino prevede, prima della commercializzazione, che dia prova della sua sicurezza, veterinari, proprietari o allevatori devono rimanere farmacovigilanti e dichiarare i casi sospetti. L’ascolto e l’apertura mentale rimangono, comunque, sempre le chiavi per poter avviare un dialogo in merito.

Tratto da: La Settimana Veterinaria n.1072. Testo di Marina Chaillaud e Monica Vajna de Pava.

Foto di copertina @PhotobyTawat/Shutterstock

Le domande frequenti sul tema I vaccini: sono davvero utili?

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