Capitolo a sé meritano il condizionamento classico e quello operante nei processi di apprendimento del cane.
Il riflesso condizionato venne scoperto da Ivan Pavlov, medico ed etologo russo dei primi del ‘900. I suoi esperimenti permisero di asseverare il riflesso condizionato sul cane. In parole semplici, associò uno stimolo (campanello) ad una successiva azione (dare cibo). Nel mezzo c’era un riflesso incondizionato (la salivazione). Pavlov emetteva un suono di campanello prima di servire della carne al cane che ovviamente tendeva ad avere l’acquolina in bocca alla vista del buon cibo. Nel tempo, il cane cominciò a salivare semplicemente al suono del campanello. Questo portò alla creazione di uno stimolo condizionato, ove un suono di un campanello, che normalmente non ha alcun effetto su un cane, divenisse uno stimolo alla salivazione perché associato al cibo.
Parafrasando in tempi più moderni, ho conosciuto cani che si mettono sull’attenti al suono dell’affettatrice o alla semplice apertura del frigo! Anche lo scandire delle ore crea uno stimolo condizionato al cane. Ad esempio, il nostro animale può imparare che è ora di scendere in giardino quando sente un particolare suono che avviene sempre alla medesima ora (la sigla di un programma televisivo, le campane oppure la sveglia mattutina): il cane associa il suono a una situazione ripetitiva e agisce di conseguenza. Il nostro fido imparerà veloce e saranno necessarie due o tre esperienze per fissare nella sua mente un comportamento di routine e relativo riflesso condizionato. Nell’addestramento possiamo usare il clicker per associare dei comportamenti oppure, su aspetti più pratici, possiamo condizionare l’animale a fare i bisogni in giardino, portandolo lì quando cogliamo i tipici comportamenti che li preludono, ove l’animale gira in tondo e annusa il terreno alla ricerca del posto migliore. Quando ciò accade, non è necessario premiarlo perché sta semplicemente facendo i suoi bisogni nel posto che noi abbiamo scelto; d’altro canto il cane va ripreso se lo cogliamo in flagrante mentre prende di mira il nostro tappeto! È comunque un rimprovero che deve essere sempre contenuto perchè certi atteggiamenti fisiologici sono sempre preceduti da segnali che possiamo e dobbiamo cogliere facilmente. Non ha alcun senso punire un cane che ha sporcato mentre eravamo fuori casa né tantomeno ricorrere a tecniche primitive tipo fargli annusare le sue urine con annessa pacca sul sedere. È totalmente inutile e confonde altri atteggiamenti che sono invece legati al rientro del proprietario a casa.
La seconda tipologia di condizionamento è il condizionamento operante. Questa tecnica dovrebbe essere appresa da tutti i proprietari di un cane perché può prevenire problemi comportamentali nel lungo periodo. Fu lo psicologo americano Burrhus Skinner a elaborarlo, in seguito a test con i topi. All’interno di una scatola i roditori colpivano inavvertitamente una leva che liberava del cibo; ben presto il comportamento divenne istintivo e i topi diventarono obesi! Questo diede adito a una teoria molto efficace per lo studio del comportamento: se un’azione viene ricompensata, l’animale tenderà a ripeterla. È un principio alla base del rinforzo, positivo o negativo che sia, e deve essere somministrato con una certa frequenza perché il nostro cane lo possa capire. Alcuni saranno più svegli e veloci nell’apprendere ma alla fine anche il cane più pigro o tontolone riuscirà nell’intento.
Molti comportamenti indesiderati sono frutto di un condizionamento operante. Un esempio è il cane che tende a saltare addosso alle persone. Si tratta di una ricerca di attenzione; se cerco di spingere via il cane, rischierò di “gratificarlo” ma certamente non potrò punirlo per la sua vivacità. Cercherò di estinguere questo suo atteggiamento compiendo qualche passo indietro, senza interagire con mani e voce. In questo caso è più facile a dirsi che a farsi ma ogni cambiamento richiede pratica, buona volontà e una grande dose di pazienza. Io voglio essere un buon padrone e credo sia un pensiero comune riuscire ad avere un rapporto genuino e di fiducia completa con il proprio cane. Non voglio dominarlo ma cercare di guidarlo in un percorso di vita che esprima appieno le sue capacità, rendendomi soddisfatto dei risultati raggiunti insieme.
Insegnare deve essere un gioco; se si acquisisce questa forma mentale, diventa più facile cercare di capire il proprio cane ed accettare eventuali insuccessi, fermo restando che stiamo parlando di un animale le cui emozioni si basano su istinti, stimoli e reazioni. E non sarà difficile saper adattare l’educazione alle sue e nostre capacità.
Luca Calegaro, educatore cinofilo Cinofilia Padova