Obedience e training fai da te: le esperienze dell’educatore cinofilo

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Quando feci il mio corso istruttori, trovavo difficile alcuni punti dell’insegnamento perché c’erano troppi binomi cane-conduttore. Non è una critica, perché i corsi devono avere un certo numero di persone per partire, ma ritengo che una cernita iniziale debba essere fatta. Soprattutto, bisogna avere un cane; mi ricordo di un’allieva che non ne aveva mai posseduti e mi parve un po’ grottesco che diventò istruttrice. Raggiunto il mio diploma e maturata la mia esperienza in alcuni campi, decisi di costruire la mia area personale che aprii ad altri istruttori indipendenti. La nominai in ricordo del mio cane preferito, Lapo, un autentico “cane da pagliaio” di piccola taglia che tanto mi è rimasto nel cuore per la sua umanità e sensibilità.

La sfida con l’Obedience

Con lui praticai molto le infarinature ricevute nel corso e nelle esperienze sul campo; mi armai di pazienza e scaricai i regolamenti dell’Obedience, disciplina nata per valutare le capacità di un binomio uomo-cane di eseguire una routine di esercizi.

Mi presentai a un corso da cui mi ritirai due giorni dopo perché il mio cane pareva non essere adatto. Piuttosto avevo scelto il luogo sbagliato e per dimostrare a Lapo e a me stesso che l’Obedience la può fare chiunque, la mia areadi addestramento fu un campo a mezza pendenza nelle colline. Lì trascorsi molte ore con il mio cane e l’impresa non fu facile perché Lapo adorava correre; non era il massimo nel richiamo ma eccelleva nella ricerca grazie ai suoi geni meticci.

Guardando su internet i campioni italiani di Obedience, la razza è una ed una sola: il border collie. Occupa con fierezza il primo posto di ogni edizione perché è un cane nato per questo e andare contro la sua natura è un delitto cinofilo. Mi domandai perché i conduttori utilizzavano dei nomi tanto bizzarri per i loro campioni (potete controllare voi stessi) ma ben sappiamo che al cane il nome non interessa. Il motivo risiede nella comunicazione ove il nominativo del cane è tanto importante quanto un ombrello in estate e i bravi conduttori sanno “parlare” al proprio animale con pochi gesti e movenze.

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La sfida personale che affrontai con Lapo fu di imparare quanto più Obedience potessimo, senza nulla temere dello strapotere del border. La velocità non gli mancava, piccolo e leggero come era, Lapo sapeva essere un fulmine con i giusti stimoli. Scrollando la lista partii dal più ovvio, la condotta al guinzaglio che, badate bene, non è facile da fare secondo i parametri della disciplina.

Il cane deve essere vicino al piede, non superarvi e ovviamente dovete sembrare un binomio ben rilassato, capaci di passare dalla camminata al “seduto-fermo” e “posizioni a distanza”. Praticammo molto, una primavera ed estate intera e in tutta sincerità non considero l’Obedience una disciplina divertente, anzi, a tratti è molto noiosa perché il cane deve lavorare su posizioni poco dinamiche e tende a perdere la concentrazione.

Quindi lo applicavo anche durante le passeggiate, nel bel mezzo di un sentiero. Fermavo Lapo e lo mettevo seduto, mi allontanavo, ritornavo sul posto e talvolta lo dovevo rincorrere. Era la sua anima, non era un border né un malinois ma notavo che aveva una capacità di apprendimento molto fine. Inizialmente feci una fatica enorme a effettuare il “richiamo semplice” ma fu molto più facile insegnargli il “salto semplice”. La sua capacità di apprendimento migliorava con l’esercitazione e scoprii che anche un piccolo cagnolino trovato in un canile, aveva il cuore di un leone.

Io lavoro sempre singolarmente e mai in gruppo; va a discapito del mio tempo e del numero di cani che posso seguire ma non riesco a fare altrimenti. Faccio passeggiate educative di gruppo ma non trovo giusto lavorare a spezzoni sui cani. Quando terminiamo un esercizio, scambio sempre due parole con il conduttore perché anche loro hanno bisogno di essere istruiti; alcuni esercizi possono essere rifatti in autonomia, a casa o in passeggiata. Esattamente come facevo io con il piccolo Lapo.

L’Obedience è una disciplina adatta a tutti i cani

Avvicinarsi a una disciplina sportiva come l’Obedience o l’agility non deve essere una scelta influenzata dalla razza perché anche il cane più ostico o tontolone è in grado di fare una passerella e un riporto utilizzando i giusti metodi e adeguata pazienza. Possiamo sentirci in soggezione quando entriamo in un campo e il nostro cagnolino incrocia gli sguardi dei conduttori di pastori e border ma ricordate che il cane non soffre di invidia né si vergogna davanti ad un suo simile dal pedigree doc.

Ho visto gare di agility amatoriali in cui simpatici meticci battevano i jack russell ed entrambi i cani erano felicissimi di sfogarsi, proprietari compresi. Esistono razze più inclini a certi sport rispetto ad altri ma qualsiasi “peloso” è molto contento di lavorare con il proprio conduttore e invito tutti i proprietari a farlo, non importa l’età e la razza. L’apprendimento avviene in ogni fase della vita del nostro animale e molti esercizi o comportamenti possono richiedere mesi o addirittura anni di training. Il che non significa dover lavorare in campo 7/7 ma possiamo impostare comandi e regole in moltissime occasioni della nostra giornata, in passeggiata oppure la sera in casa.

Nella vita, possiamo perdere fiducia in una persona ma non fatelo mai con il vostro cane perché lui non la perderà mai in voi.

Luca Calegaro, educatore cinofilo Cinofilia Padova