Il cane, così come tutti gli animali, impara come comportarsi attraverso processi di apprendimento che iniziano nei primi giorni di vita e si consolidano nei mesi ed anni successivi. In particolare, i primi dodici mesi sono i più importanti per lo sviluppo emotivo del nostro fedele compagno. Il cane impara anche quando non facciamo nulla, semplicemente apprende per riflesso, ove il padrone lo gratifica o lo sgrida secondo i casi.
Il processo di apprendimento comincia da cuccioli
Ovviamente, bisogna avere una certa etica con i cuccioli e non possiamo pretendere troppo, se non abituarli a un gioco “sano” introducendo esercizi che diventeranno poi la base di un’educazione corretta ed equilibrata. Consiglio sempre di utilizzare le prime 12/16 settimane per inquadrare il cane ai nostri tempi e stile di vita. Bisogna introdurlo nelle situazioni che diventeranno poi parte della quotidianità, quali la cuccia dove dormire, il trasporto in auto, il mangiare e lo svago in passeggiata o con il gioco. Molti dei comportamenti indesiderati non sono altro che insegnamenti errati del padrone, per cui bisogna sempre avere cura di rassicurare il cane prima di introdurre una nuova situazione. Non posso pretendere che un cucciolo capisca immediatamente dove deve sporcare o che il divano non è la sua cuccia.
Recentemente ho lavorato con un cucciolo misto segugio molto vivace. I proprietari non riuscivano a gestirlo nel dopo lavoro ed erano costretti a lasciarlo in terrazza fino all’orario del riposo. Non è certo una situazione corretta dividere il cane dalla sua famiglia e, per ovviare a questo momentaneo problema, ho suggerito loro di mettere una seconda cuccia in casa, lasciando che il cane trovasse autonomamente il desiderio di usarla. Ovviamente era necessario precludere qualsiasi oggetto che potesse indurlo al gioco così come ogni invito a farlo da parte del proprietario. Era necessario uscire per far ben sfogare il cane e, una volta rientrati, attendere che cercasse un posto in cui riposare: la sua nuova cuccia dentro casa.

L’apprendimento nel cane: l’imprinting
L’apprendimento del cane può essere diviso in macro gruppi quali l’imprinting, il gioco e l’abitudine.
Konrad Lorenz fu il primo ad utilizzare l’imprinting con il classico esempio del pulcino che, uscito dall’uovo, segue immediatamente la mamma. È un processo fondamentale che comincia dalla terza settimana di vita del cane, quando riesce a vedere e sentire bene. Prendere un cucciolo prima della dodicesima settimana è un’usanza errata perchè non permette un corretto svezzamento e annulla tutto il gran lavoro di socializzazione e formazione caratteriale che la mamma compie (con gran fatica). Cani adottati giovanissimi (5/6 settimana) sviluppano molto spesso un rapporto morboso con il proprietario che può confonderlo con un’affettuosità troppo spiccata dell’animale. Queste condizioni possono portare il nostro fido ad essere diffidente verso altri animali e a soffrire molto i periodi in solitudine.
L’apprendimento nel cane: l’abitudine
L’abitudine è un secondo passaggio di apprendimento che avviene in maniera invisibile. Il cane reagisce a uno stimolo ed impara a riconoscerlo, comportandosi di conseguenza. Esempi possono essere i segugi o setter da caccia che inizialmente hanno paura degli spari ma, nel tempo, imparano ad associarli all’azione designata (il recupero della preda).
Altro esempio è la preparazione alla passeggiata: il cane riconosce i nostri movimenti e modi che lo riconducono ad una situazione piacevole. Vede che prendiamo un certo tipo di scarpe, un certo cappotto e soprattutto riconosce il guinzaglio. Per il cane è più facile abituarsi ad un nuovo stimolo nei primissimi mesi piuttosto che da adulto, motivo per cui dobbiamo sottoporlo alle situazioni più diverse: passeggiate, luoghi pubblici o chiusi, viaggio, trasportino e momenti di solitudine per citarne alcuni.
L’apprendimento nel cane: il gioco

Il gioco è un altro passaggio importante per l’equilibrio emotivo del nostro fido. È mandatorio che il cane socializzi con i propri simili ma con una certa logica; non porterò mai il mio cucciolo a giocare con simili potenzialmente pericolosi per la differenza di età, piuttosto ricercherò altri neo proprietari che vogliano far divertire insieme i rispettivi cani. Questo è importantissimo per accrescere l’affiatamento animale ed umano; possiamo provare a manipolare il cucciolo in modo più intensivo, soprattutto a tutela di eventuali bambini che potrebbero interagire con loro. Effettuo uno “stress test” del cane per valutare la sua aggressività o possessività verso oggetti e persone. Ricordiamo che si tratta pur sempre di un cucciolo e come tale va trattato, senza alcun tipo di coercizione e prestando particolare attenzione ai dentini, che nei primi mesi di vita sono affilati come rasoi.
Anche i cani adulti amano giocare e mi sono sorpreso molte volte dalla vitalità di esemplari molto maturi in grado di esprimere i classici atteggiamenti di invito al gioco che solitamente osserviamo nei piccoli. La loro autonomia può certamente essere limitata ma ancora oggi mi piace stuzzicare e giocare con i miei cani che ormai sono tutti entrati nella terza età. È un modo di ravvivare le loro giornate e di comprendere che la loro linfa vitale, per quanto possa sembrarci più quieta, è sempre presente e parte del carattere di questi splendidi animali.
Oltre questi metodi classici di apprendimento, esistono associazioni più complesse come il condizionamento classico ed operante. Si tratta di tecniche richiedono una mano più esperta e una pazienza maggiore. Di questo avrò piacere di parlare nel mio prossimo articolo.
Luca Calegaro, educatore cinofilo Cinofilia Padova
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