Non sono una persona egocentrica e, se mi trovo in una sala con molte persone, tendo a rimanere sui lati della stanza. Questo non vuol dire che poi non possa spostarmi ma mi piace osservare e capire quale zona mi sia più consona. Non sono certo l’unico ma conosco anche a chi piace essere al centro dell’attenzione, magari invadendo spazi altrui.
Traslando questo concetto sul mondo dei cani, è facile distinguere questi atteggiamenti. Il cane egocentrico o riservato non esiste, piuttosto li definisco esuberanti o timidi, se non paurosi. I motivi risiedono sicuramente in tratti genetici: alcune razze sono più inclini alla socializzazione, ma anche per cause traumatiche.
È occasione di pochi giorni fa che una signora mi ha contattato per una cagnolina di otto mesi talmente paurosa da non voler scendere le scale per fare i propri bisogni. In questi casi, è necessario andare a casa del cliente per partire dal punto zero. Non sono rimasto sorpreso dal fatto che il cane aveva subito molteplici abbandoni e proveniva da un canile del sud Italia. Il vecchio proverbio della bicicletta la dice lunga sul fatto che dobbiamo pensare a cosa portiamo a casa.
La cagnolina in questione aveva subito un trauma recente molto forte: la sua proprietaria era stata ricoverata per urgenza e, nel trambusto dei soccorsi, il cane era scappato di casa nel quartiere vicino. Una buona anima aveva pensato bene di recuperarla contattando la figlia della proprietaria, la quale aveva purtroppo rifiutato di riprendere l’animale. La legge vuole che, trascorso un determinato periodo in cui il cane non viene reclamato, questo può passare di padrone. Ed è ciò che è accaduto con la cucciola.
In visita alla signora, mi sono trovato di fronte ad un cane terrorizzato, schiacciato nella sua cuccia in un angolo della stanza. In quelle condizioni, tentare di approcciarla avrebbe solamente portato a due possibili reazioni: panico del cane che avrebbe cercato di sfuggirmi o, seconda dolorosa eventualità, un morso di aggressività da paura. Ho un debole per i cani disagiati perché il loro sguardo trasmette una delicata tristezza ma nasconde una grande dolcezza.
Nel mio ruolo di educatore cinofilo non posso fare tanto per un cane in queste condizioni se il proprietario non si applica appieno. La pazienza necessaria diventa infinita e non è da tutti riuscire nell’impegno. Nel caso specifico, se il cane si blocca al guinzaglio o appena vede la strada, la soluzione è cercare un luogo calmo ed in mezzo al verde.
Il consiglio che ho dato alla signora è stato quello di caricare il cane in macchina e raggiungere un vicino argine assicurandosi che ci fosse poca o nulla gente. Il motivo è semplice: un animale talmente terrorizzato ha bisogno di un ambiente genuino ove possa timidamente assaporare nuovi odori e associare l’uscita con destinazioni belle e piacevoli.
Un cane molto pauroso può imparare da altri cani. Come per noi in determinate situazioni, la fiducia e l’ottimismo viene più facile se in compagnia. L’animale potrebbe sentirsi più sicuro e affrontare in modo più rilassato e sereno una passeggiata. Ovviamente non è una regola ma per esperienza personale lo trovo un metodo molto efficace.
Ho io stesso una simil-bassotta recuperata in un rifugio che ha subito forti traumi, il suo recupero è ancora in corso ma è tuttavia costante. Si tratta di una cagnolina di mezza età che non potrebbe mai vivere da sola ma ha necessariamente bisogno di un altro cane da seguire; se così non fosse, la vedrei probabilmente sempre nella sua cuccia, timorosa di muoversi e guardinga.
Purtroppo alcuni traumi vengono impressi così a fuoco nella mente di un animale che li terranno a vita e, in cuor nostro, non c’è nulla che possiamo fare se non essere il più pazienti possibili e accontentarci dell’equilibrio, seppur fragile, che riusciremo comunque a creare.
I miei esempi si riferiscono a casi limite, ove l’animale ha subito dei forti traumi ma un cane timoroso “a metà” può comunque diventare pienamente timoroso. L’idea dell’approccio è sempre la stessa, ovvero lasciare che l’animale ci studi a distanza, evitando gli sguardi diretti e provando l’avvicinamento, avvalendosi di un premietto che potremo anche lanciare a debita distanza nel caso notassimo che fido sta per entrare in uno stato di agitazione.
Il panico è una situazione molto pericolosa per noi come per gli animali. È una lezione che ho imparato con i cavalli ma anche un cane può essere pericoloso nei movimenti, se di grossa taglia. Il rischio di essere morsicati è ovviamente alto, per cui è giusto avvalersi di un parere esperto se avete deciso di adottare un cane con passati incerti. Una volta riusciti nel primo contatto di avvicinamento al cane, potrete ripetere l’esercizio nelle ore successive.
Un’altra tecnica che utilizzo è sedersi a pochi metri dall’animale e fare tutt’altro, come leggere un libro o guardare il telefono. Con la coda dell’occhio lo controlliamo saltuariamente e noteremo che lentamente si abituerà alla nostra presenza, magari mettendosi a riposare, segno di ovvio rilassamento. Trascorso un po’ di tempo, semplicemente ci alziamo e andiamo via senza guardare il nostro “fido”.
Un’altra questione delicata è introdurre un cane timoroso in un ambiente ove già ce ne siano altri. L’approccio migliore è lasciare il nuovo arrivato libero, eventualmente tenendo al guinzaglio l’altro canide, ma quest’ultima condizione dipende molto dalla razza e se si tratta di un maschio o di una femmina. In genere gli animali si equilibrano abbastanza velocemente nelle gerarchie ma un cane timoroso potrebbe mordere l’altro per paura, e da qui scatenarsi una condizione potenzialmente pericolosa. Vanno quindi monitorati nei primi giorni ed eventualmente separati durante le nostre assenze da casa. Non sottovalutiamo mai gli istinti dei nostri amici perché anche il cane più docile ha i denti aguzzi.
Trovo molto affascinante ricostruire un legame con un animale dal brutto passato, cane o gatto o cavallo che sia. È dare una seconda possibilità a chi non ne ha da scegliere, ma che sarà in grado di contraccambiare con un affetto ed una dedizione assoluta.