La mia scelta di dedicarmi all’educazione cinofila piuttosto che all’addestramento è maturata con il tempo e l’esperienza. Affrontare percorsi di agility o obedience è stata una bella esperienza ma capii presto che il rapporto che io cercavo con il binomio cane/conduttore non era quello che volevo. Ho sempre preferito lavorare singolarmente con il cliente perché è molto più proficuo e permette di raggiungere lo scopo prefissato più velocemente. Ovviamente è una scelta opinabile ma oggi non potrei mai fare l’educatore cinofilo se non lavorassi sul singolo.
Il mio approccio come educatore cinofilo parte dalla prima telefonata, in cui chiedo delle informazioni base sulla provenienza del cane, l’esperienza del proprietario e un primo resoconto del problema. Già con questo passo vengono colte preziose informazioni che poi andrò a sviluppare con il primo incontro, che spesso propongo a casa del cliente e, nel limite del possibile, con tutti i componenti della famiglia. Questo perché bisogna parlare la stessa lingua con il cane e avere un filo comune che, così come in campo, dovrà essere seguito anche a casa propria.
Durante la prima visita analizzo tutto il vivere quotidiano del cane, quante volte viene portato fuori, chi lo fa, dove questo dorme e osservo il comportamento che ha con gli estranei. La visita comincia ancora prima di entrare a casa, sento come risponde al campanello e alla mia presenza sull’uscio della porta. Entrando, non do attenzione al cane, compio solo alcuni passi e lascio che l’animale si abitui alla mia presenza e si avvicini autonomamente. Tutti questi piccoli accorgimenti sono gli stessi che possiamo applicare quando incrociamo un cane per strada: se ci avviciniamo, facciamolo lateralmente, chinandoci lentamente prima di toccarlo e lasciandolo annusare per accrescere la confidenza. Non è raro che il primo incontro oltrepassi l’ora perché sono molte le domande che i proprietari mi rivolgono, e spesso nascono a catena. Mi piace pensare che sia una sorta di consulenza ancor prima di addentrarsi nel mondo dell’educazione.
Il secondo incontro invece avviene al di fuori delle mura domestiche. Se, ad esempio, il problema riguarda un cane poco vigile in passeggiata o tendenzialmente disordinato, il primo passo sarà di fare una camminata assieme, seguendo un percorso già conosciuto. Lascio che sia il proprietario a portarlo, intervenendo ove necessario. Questo perché il cane riconosce il modo in cui una persona porta il guinzaglio (non dimentichiamo che si tratta di un prolungamento del proprio braccio) ed è giusto insegnare al conduttore come questo si usa. Durante il giro mi informo sempre se esistono delle aree cani nei dintorni e consiglio sempre di utilizzarle, anche nei periodi invernali. Sono zone molto utili per compiere piccoli esercizi in sicurezza e permettono al cane di sfogare i suoi istinti e bisogni. Ricordiamo sempre che dieci minuti liberi valgono quanto una mezz’ora di passeggiata.
Problemi di ansia o di abbaio nel cane non sono facili da risolvere, è un lavoro che va fatto costantemente e talvolta è difficile farlo con cani già maturi o avanti con l’età. Io spiego sempre al proprietario che bisogna trovare un equilibrio con il proprio cane e che certi problemi non possono essere totalmente risolti ma bisogna imparare a conviverci.
Un’altra domanda che mi viene posta all’inizio del percorso è la durata. È vero che alcuni istruttori/educatori offrono dei pacchetti, ma io ho sempre voluto creare una dimensione su misura, talvolta spezzettata temporalmente. Ovvero affrontare le prime dinamiche insieme al binomio per poi lasciare che vengano fatti “i compiti a casa”. È un modo per comprendere bene gli insegnamenti dati, riflettendoci su, per poi ritrovarsi e chiarire eventuali dubbi.
Talvolta le richieste che mi vengono fatte come educatore cinofilo sono di approccio talmente basico che il mio coinvolgimento è molto limitato, come per esempio, quando devo aiutare i nuovi proprietari a gestire un cucciolo e la paura dei piccoli problemi, che spesso scompaiono da soli nei primi mesi.
L’educatore cinofilo deve poter stilare un programma ad hoc per il cane e il proprietario. Quando addestro un cane al riporto, gli esercizi da compiere sono quelli e così vanno impostati. Se invece devo educare l’animale a non distruggere la casa in mia assenza, dovrò lavorare su altri punti per raggiungere lo scopo di salvaguardare i cuscini del divano, ad esempio, il lavoro fisico, l’obbedienza, la condotta al guinzaglio e il formulare bene i ruoli all’interno dell’ambito familiare. Chi è il vero padrone del cane? Chi deve portarlo fuori? In quali modi e in quali occasioni questo va sgridato o ricompensato? Esistono i rinforzi, per cui è importante spiegare a tutto il nucleo familiare come questi vadano utilizzati.
Ricordate che non esiste età per cominciare a lavorare sull’educazione del cane; ovviamente più giovane è, più questa nel tempo verrà ricompensata ma anche i cani più vecchiotti hanno molta voglia di imparare a lavorare con il proprio padrone. Provare per crederci.
Luca Calegaro, educatore cinofilo Cinofilia Padova