Dopo un primo approfondimento sulla storia e l’addestramento dei cani da ricerca, ecco una panoramica delle razze più conosciute con i loro pregi e difetti.
Ci sono razze più adatte per tale compito e razze meno adatte, sebbene tutti i cani abbiano la potenzialità di diventare dei buoni cani da ricerca. Occorre dire, per la verità, che non è importante la razza in sé a far diventare un cane un buon cane da ricerca, quanto invece la sua attitudine e il suo carattere. Potenzialmente, infatti, anche un meticcio può diventare un ottimo cane da ricerca, se ha un’attitudine tale che rispetta tutti i requisiti di cui sopra ed è sottoposto a un buon addestramento.
In generale, i cani di taglia media o medio-grande sono i più adatti, poiché dispongono di un’adeguata massa muscolare che permette loro di svolgere il compito di ricerca con tranquillità, senza particolari affanni. A questo dobbiamo associare, come detto, una predisposizione olfattiva elevata, che andrà correttamente addestrata.
A livello di razze, le più conosciute sono senza dubbio le seguenti:
Bloodhound: sono i prediletti nella ricerca delle persone scomparse, in quanto dispongono di un’ottima memoria olfattiva, sopra la media; sono generalmente di taglia medio-grande e hanno un’ottima prestanza fisica;
Pastore Tedesco: di taglia media, è un ottimo cane da guardia, ma dispone anche di un fiuto eccezionale, motivo per cui è spesso impiegato in squadre di unità cinofile della protezione civile o delle forze dell’ordine;
Pastore Belga: di taglia media, simile al pastore tedesco, viene spesso utilizzato in attività di mantrailing e nella ricerca di persone.
Oltre i cani sopra citati si possono menzionare anche altre razze che sono in grado di sviluppare ottime capacità di ricerca. Tra queste, senza dubbio, il collie, il border collie, il bovaro delle Fiandre, ma anche i retriever e i bobtail. Non dimentichiamo però i meticci perché, come anticipato, delle volte hanno un mix davvero efficace, e soprattutto unico, che consente loro di essere particolarmente adatti al ritrovamento di dispersi.
Ci sono cani più adatti al lavoro di ricerca e ce ne sono degli altri che, pur avendo un ottimo olfatto di partenza, sono comunque meno utilizzati. Le ragioni sono da far ricadere non tanto nell’attitudine, ma nella stazza degli stessi, che gli impedirebbe di essere efficaci in diverse situazioni, come ad esempio la ricerca in situazioni catastrofiche.
Prendiamo ad esempio il Cane di Sant’Uberto o il San Bernardo, che di per sé sarebbero degli ottimi cani da ricerca, poiché dispongono di un ottimo fiuto. Tuttavia, vengono preferibilmente usati in altri ambiti, in particolare quelli di soccorso, proprio perché sono razze che hanno una mole enorme e farebbero più fatica a svolgere la ricerca in situazioni difficili.
Non dimentichiamo che “fare ricerca” può vuol dire anche essere trasportati su un elicottero, infilarsi in insenature, fessure, piccoli anfratti: se un cane non è in grado di farlo a causa della sua stazza, rischierebbe di condurre la ricerca a un punto cieco. Lo stesso dicasi per cani troppo piccoli, anche se di recente si è pensato di sfruttare in situazioni di ricerca i terrier, per usufruire della loro naturale propensione a entrare senza timore in tutti i buchi e i cunicoli che trovano.
Il segreto, più che attenzionare la razza, è dunque fare attenzione all’attitudine e alla mole del cane, nonché iniziare un percorso di addestramento cinofilo che possa indirizzare il cane alla ricerca. E, quindi, a fare ciò che più ama fare: usare il naso, in compagnia del padrone. Lui si divertirà, svolgendo al contempo un ruolo fondamentale per l’uomo.
Luca Calegaro, educatore cinofilo Cinofilia Padova