Michela Vittoria Brambilla, deputata di Forza Italia e presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali, aveva già tentato all’inizio della precedente legislatura di introdurre nell’ordinamento giuridico italiano la soggettività degli animali e il loro riconoscimento come esseri senzienti e, di conseguenza, portatori di diritti. Invece il codice civile del 1942 li vuole ancora come dei semplici oggetti e come tali vengono considerati e trattati dalla legislazione italiana.
In particolare la Brambilla chiede la modifica di due articoli della carta costituzionale, il 9 e il 117. Il primo è quello in cui i padri costituenti inserirono la tutela del patrimonio artistico e archeologico, definizione che però non comprende l’ambiente in senso stretto, gli ecosistemi e la fauna. Si tratterebbe, in fondo, di mettersi al pari con gli altri paesi come la Svizzera, la Germania o l’Austria che riconoscono nella loro legislazione la protezione degli animali.
L’attuale maggioranza, nonostante gli sforzi di un buon ministro dell’Ambiente come il generale Costa, non ci lascia molte speranze, ma siamo nel 2019, abbiamo una popolazione che ha un forte sentimento animalista e non possiamo permetterci di avere ancora dei codici che come mentalità sono fermi al periodo della seconda guerra mondiale” – Michela Vittoria Brambilla
Il codice penale, che già riconosce i reati di maltrattamento a danno degli animali con gli articoli 544 bis e ter, assume come punto di vista quello delle persone, nel senso che, più che tutelare realmente gli animali, tutela la pena provata dagli umani di fronte alle azioni di violenza subite dagli animali. Un punto di vista che andrebbe cambiato, così come quello del codice civile che considera gli animali come oggetti e li tutela in quanto tali.