L’hanno chiamata Afrodite ed è stata segnalata dalla Guardia Costiera e recuperata dal CRMT di Brancaleone, nel reggino. Le sue condizioni sono critiche, rischia l’amputazione degli arti anteriori.
La storia di Afrodite
Avvistata da un diportista la sera del 17 marzo al largo di Pellaro (RC), la tartaruga era ormai in balia della corrente, aggrovigliata in una lunga lenza di nylon attorcigliata al cerchione di una bicicletta, con un galleggiante utilizzato dai pescatori per il recupero delle reti in mare. Prontamente segnalata dalla guardia costiera, è stata subito recuperata e trasportata al Centro Recupero Tartarughe Marine di Brancaleone. Qui il personale ha liberato l’animale dalla morsa infernale e ha ripulito le ferite, constatando la gravità della situazione.
“La situazione appare purtroppo disperata, in quanto le pinne, compromesse irrimediabilmente, rischiano la completa amputazione“, ha spiegato Tania Il Grande del CRMT. “E capirete bene che senza entrambe le pinne davanti non avrebbe aspettative di vita. Questo prospetto di diagnosi infausta ci lascia una tristezza infinita. Ma noi facciamo sempre tutto il possibile”, continua Tania, “e per non lasciare nulla di intentato la sottoporremo a una visita specialistica con il nostro chirurgo di fiducia Prof. Antonio Di Bello, che con il suo team di esperti (Sea Turtle Clinic – DVM – UniBa) valuterà in maniera approfondita le condizioni e la vascolarizzazione di quel che resta delle sue pinne anteriori”.
Il simbolo del disastro ambientale
Lunga 70 cm per 25 kg di peso, Afrodite è solo l’ultima delle tante vittime dell’uomo e del disastro ambientale di cui egli è il primo responsabile. Il CRTM di Brancaleone lo sa bene. La maggior parte delle tartarughe soccorse sono vittime della pesca e dell’inquinamento, la plastica in particolare è la principale colpevole dell’allarme ambientale che ci riguarda sempre più da vicino.
“Non sappiamo come andrà a finire la sua storia”, conclude Tania, “ma Afrodite (così battezzata come la Venere di Milo, senza braccia) vorremmo che restasse nel cuore e nei ricordi di tutti come il simbolo del disastro ambientale che noi stiamo vivendo da spettatori. Lei è solo una delle decine di migliaia di tartarughe marine (e non solo) ogni anno vittime dell’uomo”.
Foto: @ CRTM di Brancaleone