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L’appello della Brambilla: “l’Italia dica no alle pellicce”

È l’appello che Michela Vittoria Brambilla, presidente della Leidaa, Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, e parlamentare di Forza Italia, ha lanciato al Parlamento perché venga finalmente approvata la proposta di legge che vieti gli allevamenti degli animali da pelliccia. Accanto a questo un altro appello rivolto a tutte le donne, alla vigilia della settimana della moda di Milano perché “non si vestano più di cadaveri”.

La campagna, che sarà diffusa sotto forma di locandine e video, avrà come slogan la frase: “La sofferenza non va di moda. Una grande Italia dice no alle pellicce”.

“Il nostro Paese è fanalino di coda”, ha affermato l’ex ministro che si è fatta fotografare con due cincillà in braccio, “e deve mettersi al passo con altri Paesi e Regioni, ben 18, che hanno già vietato gli allevamenti di animali da pelliccia. Sono ormai molti e di assoluto prestigio, i marchi e le case di moda che hanno detto no alle pellicce (da ultimo Chicco, Gaultier, Furla, Versace, Gucci, Armani). Il Parlamento dovrebbe voltar pagina invece di insabbiare la mia proposta di legge in materia”. Secondo dati diffusi dalla Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, in Italia sono attivi circa venti allevamenti in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Abruzzo con complessivamente circa 180-200 mila animali.

Inoltre, in aggiunta alle pene già stabilite per la violazione dell’articolo 544 bis del codice penale, ovvero la reclusione da quattro mesi a due anni, la proposta di legge prevede che chiunque allevi animali con la finalità di commercializzarne le pellicce o produca, commercializzi a qualunque titolo pellicce ricavate da animali allevati, catturati o uccisi in Italia sia punito con l’ammenda da euro 1.000 a euro 5.000 per ciascun animale. Ne conseguono la confisca degli animali vivi e la distruzione del materiale di origine animale prodotto in violazione della legge.

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