Cos’è un allevamento etico? Quali sono gli standard da rispettare? Qual è il vero significato delle certificazioni? Tanti gli interrogativi sollevati dopo la messa in onda di Report lo scorso 25 marzo. Case di alta moda che utilizzano pellicce certificate che rassicurano le coscienze degli acquirenti, ma che di etico hanno di certo ben poco.
I marchi con la certificazione
Siamo in Finlandia dove si trovano i 900 allevamenti Saga Furs, quelli da cui arrivano le pellicce vendute all’asta a Helsinki e acquistate dai più lussuosi marchi di moda a prezzi stracciati, per poi essere rivendute a dieci volte tanto: Max Mara, Woolrich, Moncler e Loro Piana. Nella loro etichetta è possibile scorgere anche la certificazione delle loro pellicce. Gli stessi venditori assicurano che si tratta di animali allevati sotto stretto controllo delle norme di certificazione che richiedono rigidi standard di allevamento e soppressione. Ma quando Emanuele Bellano, che ha realizzato l’inchiesta per Report, chiede di poter visitare quegli allevamenti, viene allontanato in modo ruvido e minaccioso dagli stessi proprietari. Perché non permettere di entrare negli allevamenti se il benessere degli animali viene rigidamente rispettato?
Animali grassi e malati
Ma Bellano non si ferma davanti a quei rifiuti e in quegli stessi allevamenti, a 400 km da Helsinki, entra di notte accompagnato da Kristo Muurimaa dell’associazione animalista Oikeutta eläimille, che da anni segue le condizioni degli animali da pelliccia allevati in Finlandia. E scopre che le condizioni in cui sono allevati volpi e visoni sono tutto fuorché etico e che di benessere c’è davvero ben poco: animali grassi il triplo del loro peso anatomico per avere indosso più pelliccia, costretti in gabbie molto piccole dove a fatica possono muoversi, con infezioni agli occhi e alla pelle. I metodi di soppressione, in linea purtroppo con le direttive europee, prevedono la somministrazione di scosse elettriche mediante due elettrodi, inseriti uno in bocca e l’altro nell’ano. A dissentire sull’etica di questi allevamenti si è pronunciato anche Roberto Scarpella, Presidente Associazione Pellicceria Italiana, che di benessere animale non ne vede neanche l’ombra.
Gli allevatori certificano se stessi
Ma Saga Furs, che ha rifiutato di essere intervistata, si difende dicendo che non tutti i 900 allevamenti certificati sono come quelli visti nell’inchiesta. E andando più a fondo per cercare di capire come mai questi allevamenti abbiano ottenuto la certificazione, si scopre che il socio di maggioranza di Saga Furs, con il 73 per cento delle azioni, è Profur, l’associazione nazionale finlandese che riunisce gli allevatori da pelliccia. Quindi gli allevatori si certificano da soli.
L’Italia indietro rispetto all’Europa
Austria, Belgio, Croazia, Lussemburgo, Olanda, Repubblica Ceca, Slovenia, Regno Unito hanno vietato l’allevamento di animali per la produzione di pellicce. Dal 2025 a questi si aggiungeranno Danimarca (che ha vietato l’allevamento di volpi), Bosnia, Macedonia, Serbia e Norvegia, mentre Germania, Svizzera, Spagna e Svezia hanno introdotto parametri gestionali e dimensionali minimi che, per la difficoltà di essere rispettati, porteranno a una graduale fine degli allevamenti. In Italia, dove non esiste certificazione, la situazione non è affatto migliore rispetto a quella della Finlandia. Esistono, infatti, ancora 20 allevamenti di visone dove gli animali, 180 mila ogni anno, vengono uccisi in delle camere a gas. A documentare le condizioni di detenzione è l’associazione Essere Animali. La proposta di legge presentata alla Camera e al Senato dalla Lav, Lega Anti Vivisezione, è ferma ormai da anni.

“L’abito che va più di moda nella collezione autunno inverno è quello dell’ipocrisia. Perché non diciamo basta ad allevamenti e pellicce come hanno fatto altri Paesi?” – Sigfrido Ranucci.
Intanto i grandi marchi prendono le distanze da tutto questo e promettono di fare chiarezza su quanto documentato nell’inchiesta di Report.
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