Non è una notizia recente, ma un piano “ecologista” che va avanti ormai da qualche anno, dal 2015 più precisamente, e che ha stanziato a tale scopo ben 5 milioni di dollari. L’obiettivo? Sterminare 2 milioni di gatti selvatici su un totale di 18 milioni stimati entro il 2020.
La storia
Arrivati dall’Europa per la prima volta nel 1788, i gatti selvatici sarebbero un pericolo per la fauna autoctona dell’Australia: “una minaccia diretta per 35 specie di uccelli, 36 di mammiferi, 7 di rettili e 3 di anfibi”, come afferma il governo australiano. Non solo, i gatti selvatici avrebbero già contribuito all’estinzione di un numero imprecisato di mammiferi e di uccelli nelle zone aride. Insomma, un vero a proprio pericolo per gli ecosistemi, come afferma fermamente Gregory Andrews, il Commissario per le Specie a Rischio australiano. Ma il piano ha decisamente delle falle: difficile stimare l’effettivo numero di gatti selvatici presenti sul territorio, probabilmente impossibile, e senza stime precise non si può dire quanti animali andrebbero eliminati; il piano, inoltre, colpisce aree a caso e non si limita alle aree dove è presente la fauna locale da proteggere, e punta a far diminuire il numero di gatti, ma non dice nulla su come intervenire dopo il 2020.
Il piano
Il piano prevede di far piovere dal cielo salsicce avvelenate, il che sembra quasi surreale. La tossina scelta provoca una morte lenta e dolorosa, il che non è accettabile per la RSPCA (Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals), e agisce su tutti i mammiferi, uomo compreso. Non è, dunque selettiva sui gatti, e chiunque la assuma potrebbe arrivare alla morte. Il rischio è quello di uccidere anche le specie locali, comprese quelle a rischio di estinzione.

Dalle pelli alla cucina
Ma quella sull’uccisione dei gatti pare essere una vera e propria crociata da parte degli Australiani. Barry Green, che nel 1996 si è trasferito a Kangaroo Island, nel sud dell’Australia, è direttamente passato al fai-da-te, uccidendo o scuoiando quasi 1.400 gatti di cui indossa le pelli o ne fa bella mostra nella sua casa diventata ormai meta di pellegrinaggio. Kaye Kessing, scrittrice e illustratrice di libri di bambini australiana, i gatti addirittura li cucina e pare siano anche molto apprezzati dai cittadini locali. Nel 2007 si presentò a una gara culinaria di Alice Springs con cat-erole, una ricetta a base di gatto stufato e salsa di quandong, la pesca del deserto, frutto antichissimo usato per secoli dalle popolazioni aborigene australiane.

L’indignazione di BB
Di contro, in tanti si sono mostrati indignati per questo piano macabro e qualcuno ha anche proposto delle alternative. Brigitte Bardot, per esempio, nel 2015, all’inizio di questa avventura, aveva suggerito di utilizzare quei soldi per attuare un piano alternativo che prevedesse la sterilizzazione dei gatti selvatici, unica via per poter abbassare effettivamente il numero di animali presenti nel continente.
“Oltre che crudele, uccidere i gatti è inutile, altri gatti randagi si moltiplicheranno. La mia Fondazione lavora da anni sull’argomento e le garantisco che non esiste altra alternativa se non quella di sterilizzare. I gatti operati difendono il loro territorio ma non si riproducono più. Pertanto, la prego, signore, di devolvere il budget di 6 milioni non per l’abbattimento di 2 milioni di gatti, ma per la creazione di una vasta campagna di sterilizzazione. L’immagine dell’Australia è disastrosa, tra massacri di canguri e di cavalli selvaggi, il suo paese è lontano dall’essere esemplare” – Brigitte Bardot.
Ma dall’Australia la risposta fu negativa, indicando il piano dello sterminio come necessario per fronteggiare la minaccia ambientale.
Foto di copertina @Breaking The Walls
Il gatto domestico in Australia sta per vivere giorni molto duri. Sembrerebbe infatti che il governo australiano abbia deciso di uccidere ben due milioni di gatti, il motivo? I felini sarebbero troppi e troppo pericolosi per le specie animali che abitano l’Isola. Come spiegano i ricercatori della University of Queensland attraverso lo studio intitolato “Enumerating a continental-scale threat: How many feral cats are in Australia?” e pubblicato su Biological Conservation, i gatti ricoprono circa il 99.8% di tutta l’Australia, dato che scende all’80% per quando riguarda le isole minori.