Generalmente gli scenari possibili scatenati dall’arrivo delle basse temperature nella vita dei nostri felini sono due. Il primo è che il proprietario limiti le ore di uscita del soggetto, dandogli però lo stesso quantitativo di cibo somministrato, anche con temperature meno rigide. Il secondo è che le ore di uscita libera rimangano esattamente le stesse come le dosi del cibo. Le conseguenze sono completamente opposte: nel primo caso il gatto tenderà ad ingrassare, e in certi casi il deposito invernale diventa così importante che l’aumento di attività fisica, con l’arrivo della bella stagione, non è sufficiente a smaltirlo, creando quindi una situazione di obesità. Nel secondo caso, invece, il soggetto tenderà più facilmente a dimagrire, soprattutto se non integra con prede o altro cibo. Con l’arrivo del freddo, quindi, l’alimentazione del gatto dovrebbe subire un cambio, in base soprattutto al tipo di vita che l’animale andrà a svolgere durante i mesi a venire. Il ribilanciamento del cibo in base alla stagione, però, deve tenere conto di diversi fattori, quali il consumo energetico legato al movimento (che in stagioni fredde è sicuramente ridotto anche in gatti che vivono per lunghi periodi all’esterno), alla temperatura esterna, all’età e alla muta. Anche le fasi di caduta e crescita del pelo, infatti, modificano i fabbisogni energetici e nutrizionali di un soggetto. Il sesso del soggetto, invece, pare non influire sulle esigenze energetiche nelle diverse stagioni (se non consideriamo eventuali gravidanze ovviamente).
Livelli di attività fisica ed età si possono considerare due parametri abbastanza accorpabili per meglio valutare i cambiamenti stagionali. I gatti anziani, in inverno, generalmente limitano la loro attività fisica, indipendentemente dalla temperatura esterna e anche del tipo di vita che svolgono, e ciò si traduce in un ridotto fabbisogno energetico generale. Questo porta alla possibilità e, in certi casi, alla necessità di ridurre l’apporto di cibo e alla limitazione delle calorie fornite nei gatti completamente casalinghi. Nei soggetti con accesso a spazi all’aperto, invece, la quantità di cibo e l’apporto calorico generalmente non vanno ridotti nei mesi invernali, proprio perché in realtà sono animali tendenzialmente sedentari, soprattutto con temperature più fredde e fotoperiodi più corti. La sedentarietà, anche se invernale, limita il consumo energetico. Diciamo che i gatti anziani escono in giardino d’inverno più per godersi l’aria fresca che per correre nella neve.
Il discorso cambia molto se il gatto è giovane e attivo. Con l’arrivo dell’inverno e delle temperature più rigide, pur limitando la sua attività fisica a causa delle poche ore di luce, il soggetto giovane non limita gli spostamenti e l’attività predatoria (se libero di uscire all’esterno). Questi soggetti necessitano, quindi, di un aumento della razione quotidiana eo delle calorie in essa contenute, per far fronte proprio all’abbassarsi delle temperature ed evitare problemi di ipotermia. Un giovane gatto che vive in casa senza possibilità di uscire, d’altro canto, vede diminuita la richiesta energetica giornaliera. A causa delle ridotte ore di luce tende a muoversi meno ed essere meno attivo rispetto all’estate (dove la richiesta energetica aumenta anche a causa della muta) pur vivendo in un ambiente con temperature sicuramente confortevoli.
Indipendentemente dalle abitudini di vita quotidiana del gatto, con l’arrivo dell’inverno e con la conseguente riduzione delle ore di luce, si attiva un metabolismo particolare che permette all’animale di aumentare la capacità di depositare riserve lipidiche. Tendenzialmente, quindi, in inverno tutti i gatti ingrasseranno un pochino. Il cambio di stagione e l’arrivo del freddo richiedono sicuramente delle modifiche nella dieta dei nostri piccoli predatori casalinghi, ma esse dipendono soprattutto dal loro stile di vita e dall’età. Le rotondità invernali del gatto sono sempre piacevoli da osservare sia in casa che fuori casa, ricordatevi solo di tenerle sotto controllo, anche loro devono superare la prova costume.
Di Nicoletta Pizzutti, Tecnico nutrizionista e del benessere animale PhD
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